Nel messaggio per la Festa della Liberazione, il presidente della Repubblica ricorda come a 75 anni di distanza la Resistenza, la Liberazione e la fine della "follia" nazifascista fanno parte della storia della Repubblica: "Fare memoria di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all’oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base". E indica come, in continuità con quei valori, bisogna pensare e costruire il post Covid-19: "A questa impresa siamo chiamati tutti. Insieme possiamo farcela"
Una “riserva etica” di “straordinario valore civile” della quale oggi l’Italia deve “fare memoria” perché furono “pagine decisive della nostra storia” e, ancora di più oggi di fronte alla sfida del coronavirus, serviranno per fornire al Paese le “energia positive” per affrontare la fase del rilancio. Nel messaggio per il 25 aprile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda che a 75 anni di distanza la Resistenza, la Liberazione e la fine della “follia” nazifascista fanno parte della storia della Repubblica e indica come, in continuità con quei valori che il Paese ha messo in campo negli anni per affrontare le difficoltà, bisogna pensare e costruire il post Covid-19. Una “impresa” a cui “siamo chiamati tutti”, è l’invito in un anno che ha tolto la Festa della Liberazione dalle piazze confinandola nelle case.
Per questo il capo dello Stato elogia i combattenti della “prima linea” che oggi sono medici, infermieri, operai e quanti stanno facendo andare avanti il Paese. Tutte questi cittadini “manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese”. E smussa il rinnovarsi delle polemiche provenienti da destra sui festeggiamenti ricordando che l’Italia si è dotata “di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito” il nazifascismo, definito una “scellerata avventura”.
“Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all’oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base”, scrive nel messaggio alla nazione il capo dello Stato. La “nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite – avvisa Mattarella – Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale”.
Nella primavera del 1945 l’Europa “vide la sconfitta del nazifascismo e dei suoi seguaci”. Così “l’idea di potenza, di superiorità di razza, di sopraffazione di un popolo contro l’altro, all’origine della Seconda guerra mondiale, lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità Europea”, ricorda il presidente della Repubblica che in queste settimane ha più volte richiamato l’Ue alla solidarietà e allo spirito che in quell’epoca portò alla decisione di intrecciare i propri destini.
“Nasceva allora una nuova Italia e il nostro popolo, a partire da una condizione di grande sofferenza, unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro”, continua il capo dello Stato ripercorrendo la nascita della “nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione”. Momenti duri, segnati dalle difficoltà del Dopoguerra, di fronte ai quali “seppero sprigionarsi” le “energie positive” che portarono alla rinascita: “Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione”, ricorda il presidente Mattarella.
Quindi il richiamo al dialogo e a quel “comune destino” che da allora nei momenti più difficili tiene insieme il Paese: “Nella nostra democrazia la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai, nei decenni, incrinato l’esigenza di unità del popolo italiano, divenuta essa stessa prerogativa della nostra identità. E dunque avvertiamo la consapevolezza di un comune destino come una riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale. L’abbiamo vista manifestarsi, nel sentirsi responsabili verso la propria comunità, ogni volta che eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori”, sottolinea il presidente della Repubblica.
“La nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite – conclude Mattarella – Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti. Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando”.