Fratello di Marella Agnelli e di Carlo, fondatore del gruppo Espresso e di Repubblica, era stato ai vertici di Italia Nostra: "Le grandi opere sono l'origine della corruzione nel nostro Paese". Ma soprattutto un appassionato autore di documentari Rai sulla seconda guerra mondiale, la Shoah e le vicende della Repubblica di Salò
Ha raccontato la Storia per gran parte della sua vita, in particolare la seconda guerra mondiale, la Shoah, l’ultima sacca di combattimento fascista nella Repubblica di Salò. E’ morto proprio il 25 aprile Nicola Caracciolo, giornalista, divulgatore, autore di documentari che hanno raccontato la Storia in tv. Aveva 88 anni, essendo nato il 19 maggio 1931 a Firenze. Apparteneva alla famiglia dei principi di Castagneto: figlio di Filippo Caracciolo e Margaret Clarke, era fratello di Carlo, fondatore del gruppo Espresso e di Repubblica insieme a Eugenio Scalfari, e di Marella, moglie di Gianni Agnelli. Alla morte della sorella, il 23 febbraio 2019, aveva dichiarato: “Spero che in altri luoghi il nostro rapporto possa rimanere vivo”. La famiglia, appena sarà possibile, poterà le ceneri del nobiluomo nella sua Garavicchio, nel comune di Capalbio (Grosseto). rai
Caracciolo era ricoverato da circa una settimana nella clinica Villa Margherita di Roma. L’annuncio della morte è stato dato da Italia Nostra, di cui era presidente onorario. Ambientalista sempre in prima linea, è stato un pioniere dell’ambientalismo: si era speso in particolare per la conservazione del paesaggio naturale e contro la realizzazione dell’autostrada Tirrenica in Maremma, dove era di casa, tanto da essere chiamato dalla gente “il principe di Capalbio“. Nella cittadina aveva guidato il premio letterario e la sezione Maremma Tuscia di Italia Nostra. Il suo impegno in Maremma era iniziato negli anni Settanta contro il nucleare e la costruzione della centrale di Montalto di Castro. Sosteneva che le “grandi opere” fossero “l’origine della corruzione del nostro Paese”.
Giornalista di professione, è stato corrispondente da Washington per La Stampa. La sua passione è sempre stata la storia, fin da giovane, ed e stato autore attento alla divulgazione, curatore antesignano di dossier di storia contemporanea: memorabile l’intervista all’ultima ex regina d’Italia Maria Josè, che mai in precedenza aveva rotto il suo silenzio. Alla fine degli anni Settanta aveva intervistato in tv anche il re di maggio, cioè il consorte di Maria Josè, Umberto II.
Tra gli anni Ottanta e Novanta Caracciolo ha firmato importanti inchieste televisive per la Rai: Hitler e Mussolini: Gli anni degli incontri (1998), Galeazzo Ciano una tragedia fascista (1997), Succede un quarantotto (1993), I 600 giorni di Salò (1991). Aveva scritto anche la sceneggiatura del film La fuga degli innocenti (2004) di Leone Pompucci, basato su una storia di bambini ebrei italiani sfuggiti alla persecuzione nazista e rifugiati in Palestina. Per la Rai curò anche la serie Il coraggio e la pietà, realizzata con la consulenza dello storico Renzo De Felice, suo grande amico, che, con interviste ai testimoni e ai sopravvissuti, tra cui il rabbino capo di Roma Elio Toaff, la storia degli ebrei italiani dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938. Allo stesso argomento aveva dedicato il libro Gli ebrei e l’Italia durante la guerra 1940-45 (Bonacci, 1986). Tra i suoi libri Tutti gli uomini del Duce (Mondadori, 1982).
Nicola Caracciolo lascia la moglie Rossella Sleiter, che ha lavorato per molti anni come giornalista a Repubblica e ancora oggi cura sul Venerdì la rubrica “Natura“, e i figli Marella (moglie dell’artista Sandro Chia) e Filippo.
“Nicola Caracciolo è stato un ambientalista sempre in prima linea, è stato protagonista della battaglia contro il nucleare e si è battuto fino a pochi giorni fa contro il progetto dell’autostrada Tirrenica in Maremma. Sosteneva che le ‘grandi operè fossero l’origine della corruzione del nostro Paese e la cronaca ci ha sempre dimostrato quanto avesse ragione”. Così Ebe Giacometti, presidente nazionale di Italia Nostra, ricorda il giornalista e storico scomparso la scorsa note all’età di 88 anni, che ricopriva la carica di presidente onorario di Italia Nostra.
“Ma voglio ricordare l’amico, la guida gentile che ci invitava a capire i punti di vista dei tanti territori, gli umori e le debolezze del suo ‘popolò, Italia Nostra. Un popolo, una ‘comunità’ che ha sempre amato visceralmente anche nei momenti più dolorosi della sua lunga vita – scrive Giacometti in una nota – A questo popolo ha sacrificato moltissimo, senza mai alcun cedimento per la scelta fatta. Come il padre Filippo Caracciolo, ha fatto della militanza attiva nell’associazione la sua disinteressata missione”.
“Giornalista sensibile e attento”, Caracciolo, ricorda Giacometti, “per diversi anni, con professionalità ha formato il nostro personale per dare alla nostra rivista una veste editoriale più moderna e, come direttore del Bollettino nazionale di Italia Nostra, con acutezza e determinazione ci ha raccontato e fatto capire la montante crisi ambientalista e politica del Paese Italia”. (segue)
(Xio/Adnkronos)
(Adnkronos) – “Del mio rapporto con Italia Nostra devo a lui tutto. Mi ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia ed essere sempre idealisti. Bisogna parlare con tutti per capire i diversi punti di vista. Poche parole, se significative, sono meglio di tanti sproloqui. Questo era Nicola Caracciolo – conclude Giacometti – Sono certa che mancherà a tutti noi che nell’associazione l’hanno conosciuto”.
(Xio/Adnkronos)