Probabilmente la vetta delle sue capacità attoriali l’ha toccata in una scena senza nessuna parola: quell’urlo strozzato in gola in una celeberrima scena del padrino, con Michael in ginocchio davanti al cadavere della figlia. Al Pacino, divo italo americano ribelle tanto sul set quanto nella vita privata, oggi compie 80 anni.
I suoi genitori erano emigranti siciliani arrivati negli Stati Uniti in povertà: Alfredo – Al – cresce nel Bronx senza padre, con una madre che fatica a sbarcare il lunario. Passa più tempo in strada che a scuola, ama le risse, odia i libri. L’incontro che gli cambierà la vita è quello Lee Strasberg, maestro dell’Actor’s Studio, che diventerà il suo mentore e il suo insegnante. Dopo piccoli ruoli viene notato da Francis Ford Coppola, che impose il suo nome per il cast “Il Padrino”: il boss Michael Corleone è il primo di una lunga serie di ruoli iconici, ma anche quello più famoso. Viene nominato agli Oscar, non vince, pianta una scenata(tratto per cui diventa famoso nell’ambiente). La statuetta arriverà, ma nel 1993, con Scent of Woman, unico su 9 candidature.
Se i suoi colleghi vengono ricordati per i ruoli interpretati, nel caso di Al Pacino sono rimasti famosi quelli rifiutati: Taxi Driver, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Guerre stellari, Blade Runner, ma anche Pretty Woman o Basic Instinct. Una carriera lunga e in continua trasformazione: da “Serpico” a “Carlito’s Way”, da “Donnie Brasco” a “Ogni maledetta domenica”, fino agli ultimi “C’era una volta a… Hollywood” di Quentin Tarantino e “The Irishman” di Martin Scorsese. Professionale davanti all’obiettivo, ribelle dietro quinte. Tantissime le donne, tra cui – ma qui la storia si confonde col gossip – Diane Keaton e Madonna. E nell’eterna giovinezza di un trasformista, quello dell’ottantenne è solo un altro personaggio.