A favore della Modern Monetary Theory si sono espressi alcune banche d'affari, il senatore democratico Bernie Sanders e Alexandra Ocasio Cortez. Ma quando la moneta è troppa la fiducia su cui si basa il suo valore evapora velocemente con conseguenze catastrofiche. Non solo: l'idea si basa sul fatto che lo Stato usi i soldi per favorire la piena occupazione, ma c'è il rischio di un'esplosione di spese clientelari e inefficienti dettate da interessi politici
Coraggio o disperazione? Posto che spesso il secondo discende dalla prima, la domanda sorge inevitabile leggendo di investitori di Wall Street e banche che auspicano che le banche centrali facciano proprie le teorie della MMT. Di cosa stiamo parlando? La Modern Monetary Theory è un’ardita teoria monetaria che ripensa drasticamente il rapporto tra un governo e la banca centrale, in un paese con sovranità monetaria. La Banca stampa moneta dal nulla, “money out of thin air”, per finanziare le spese del governo che deve favorire il raggiungimento della piena occupazione. Le risorse non arrivano quindi solo dalle tasse, che servono soprattutto per regolare il livello di inflazione, e si spezza la dipendenza dai mercati finanziari. Deficit e debiti non sono più un problema poiché lo Stato può sempre stampare il denaro necessario per evitare il default.
Troppo bello per essere vero? Si. In effetti la teoria non sembra solidissima, sotto diversi aspetti L’impressione complessiva è un po’ quella di qualcuno che prova a sollevarsi tirando verso l’alto i lacci delle sue scarpe. La storia abbonda di disastri causati dall”avanti tutta” gridato alle rotative delle banche centrali. Il più noto, e tragico, è quello della Repubblica di Weimar, quando le banconote stampate a più non posso per pagare le riparazioni di guerra decise a Versailles finirono per essere usate per tappezzare le case e alimentare i camini. Una situazione che favorì l’avvento del nazionalsocialismo.
Oggi la moneta non è ancorata a nessun bene fisico e il suo valore dipende solo nella fiducia che vi si ripone come mezzo di pagamento e dalla sua relativa scarsità. Quando è troppa e perde la sua capacità di conservare valore questa fiducia evapora molto velocemente con conseguenze catastrofiche. Non solo. La teoria dà per scontato che la spesa pubblica sia diretta a interventi che agevolino una condizione in cui tutti lavorano. Ma l’accesso senza limiti, o quasi, al denaro è ingenerare la premessa per assistere all’esplosione di spese clientelari e inefficienti, dettate da interessi politici. Per tenere dritto il timone serve quindi un’amministrazione pubblica integerrima ed efficiente.
Fino a ieri parlare di MMT in ambienti della finanza tradizionale avrebbe suscitato risatine nel migliore dei casi e accompagnamenti coatti all’uscita nei peggiori. Ma questi non sono tempi normali. E soprattutto gli investitori si sono abituati a chiedere sempre di più a mamma Fed o mamma Bce, pur di scampare a dolorose perdite. In questo momento approfittano di un consenso verso forme di politiche monetarie che va consolidandosi in maniera trasversale, soprattutto negli Stati Uniti. A favore della MMT si sono già espressi il senatore democratico Bernie Sanders e la sua pupilla Alexandra Ocasio Cortez. Anche colossi della gestione del risparmio come Pimco o banche d’affari Morgan Stanley la prospettano come una delle opzioni. C’è molta attesa per il libro di prossima uscita “The deficit myth” della docente Stephanie Kelton, una delle principali propugnatrici di questa teoria. Come ha ricordato il New York Times lo stesso presidente Donald Trump “gioca” con concetti che rimandano a questa teoria quando afferma che “non c’è pericolo di default perché noi possiamo stampare soldi”.
Spezziamo una lancia a favore dei cavalieri della MMT. Se c’è un momento in cui le banche centrali devono e forse possono osare andare oltre l’ortodossia è questo. In via del tutto eccezionale e temporanea (sottolineato due volte), in una fase in cui l’inflazione non esiste (ed esisterà ancora meno con il petrolio su livelli incredibilmente bassi) e quindi il peso dei debiti non si riduce nel tempo, potrebbe essere di una qualche utilità sperimentare anche le soluzioni più ardite. A condizione che le banche centrali si tengano aperta una via d’uscita. La Federal Reserve sta in fondo già flirtando con politiche monetarie. Ha accettato di acquistare titoli di Stato direttamente dal Tesoro riducendone il tasso di interesse.
Ancora un po’ più in là si è spinta la Bank Of England che ha deciso di finanziare temporaneamente il Tesoro bypassando completamente il mercato. In fondo come diceva Rilke “a volte i draghi della nostra vita sono solo principesse che aspettano di vederci almeno una volta belli e coraggiosi”. Mai però lasciarsi andare all’illusione più pericolosa di tutte: che stampare moneta sia di per sé la soluzione dei problemi. La banca centrale può aiutare, far guadagnare tempo, ma non può mantenere in vita all’infinito un’economia moribonda. E più si usano farmaci più difficile diventa smettere.