Ci sono modi diversi di presentarsi e dare un’impronta al proprio lavoro. Mattia Feltri, appena nominato direttore dell’Huffington Post incaricato di scrivere l’editoriale del 25 aprile, offre questa perla di ricostruzione storica:

La nostra Costituzione, scritta da tutti i partiti antifascisti, compreso il Partito comunista, è una Costituzione antifascista e, nella prassi, diventa una Costituzione anticomunista (corsivo nostro) proprio perché conduce l’Italia nel mondo libero e democratico”.

Le avevamo sentite tutte: la Costituzione respira troppo di socialismo e quindi va cambiata, il 25 aprile è divisivo e quindi va cambiato, l’Italia ha bisogno di recuperare le ragioni dei vinti della Seconda guerra mondiale (cioè i fascisti e i nazisti) e quindi le festività vanno cambiate.

Poi, all’improvviso, arriva un angelo pacificatore che per convincere la parte a cui in fondo è più affine, cioè il centrodestra, che il 25 aprile va rispettato e in parte anche amato – del resto, come si fa a fare il primo editoriale politico su un giornale che fu del gruppo l’Espresso attaccando il 25 aprile? – cerca di convincere che, “dai, in fondo li abbiamo fregati quei tonti di comunisti”. Abbiamo fatto credere, a quegli allocchi di Togliatti, Terracini, Longo, Pajetta, Jotti, che la Costituzione l’hanno sì scritta loro ma poi ce la siamo fatta consegnare e l’abbiamo trasformata nella bibbia dell’anticomunismo. E per non destare sospetti, lo abbiamo fatto “nella prassi”, senza dare nell’occhio, così, un po’ alla volta. Furbi.

E quindi con questa rassicurazione di Feltri jr. i vari Salvini, Meloni, La Russa, Gasparri (quasi tutti ex fascisti) si dovrebbero calmare e iniziare a mettere il tricolore al collo invece che sulla bocca al posto delle mascherine e scendere in piazza, quando si potrà, a fianco degli ex comunisti convinti di averli fregati.

A parte le battute, è chiaro che l’affermazione di Feltri sia una emerita patacca. La Costituzione è stata il frutto di un compromesso, quello sì “storico” tra le forze politiche costituenti della Repubblica, Dc, Pci e Psi oltre ai partiti laici a cominciare dal glorioso Partito d’Azione. Un compromesso che risente dell’epoca, dell’avvento dello Stato costituzionale sociale, degli equilibri internazionali, della forza politica della Resistenza. Che poi la gestione della Dc abbia portato l’Italia saldamente nel campo atlantico contro l’Unione sovietica è un fatto anch’esso acquisito, ma non ha nulla a che fare con la natura della Costituzione e del 25 aprile (che comunque riguarda il 1945 tre anni prima del varo della Costituzione).

La carta costituzionale resta quella ed è proprio il compito e la natura delle Costituzioni: fissare punti fermi che ovviamente possono essere forzati dalla dinamica politica (i costituzionalisti parlano di “elasticità” delle Costituzioni), ma mai travalicati a meno di non mutare il regime politico. Ma il fatto che quei principi siano fissati nella radice costituente della nostra Repubblica non può essere modificato con un tratto di penna o con un editoriale malriuscito. Restano vivi.

La Costituzione italiana è quella cosa che ognuno e ognuna può leggere tranquillamente: un condensato di valori democratici avanzatissimi, di diritti sociali indiscutibili, di equilibrio politico-istituzionale ancora non eguagliato e costituisce un punto avanzato nella storia occidentale. Se poi ai fascisti, ai loro eredi, più o meno manifesti, non piace, è proprio questo a renderla più bella.


Nella foto in evidenza la firma del testo della Costituzione da parte di Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato eletto dall’Assemblea Costituente, del capo del governo Alcide De Gasperi e di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente, comunista, parlamentare del Pci per 9 legislature, dal 1948 al 1983.

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