I calci e i pugni che Locatelli ha inferto alla compagna, uccidendola, risalgono alla notte tra il 30 e il 31 marzo. Anche la madre dell'uomo ha sostenuto la tesi del figlio e adesso è anche lei indagata
Ha ucciso la compagna a calci e pugni, ma poi, anche con la complicità della madre, ha cercato di depistare le indagini riferendo di una caduta. Oggi Cristian Michele Locatelli, 42 anni, è stato portato nel carcere di Bergamo con l’accusa di essere l’esecutore dell’aggressione fatale, di ormai un mese fa, ai danni di Viviana Caglioni, 34 anni.
I calci e i pugni che Locatelli ha inferto alla compagna, uccidendola, risalgono alla notte tra il 30 e il 31 marzo. Dopo la morte della donna, il presunto aggressore aveva raccontato che le ferite e i segni di violenza sul corpo di Caglioni erano la conseguenza di una brutta caduta. Una versione confermata anche da sua madre che, oggi, risulta anche lei indagata e continua a sostenere la tesi del figlio.