Entro un mese saranno distribuiti in tutta Italia 4 milioni di test sierologici. A comunicarlo è la Abbott, l’azienda farmaceutica statunitense che ha vinto il bando indetto dal governo per la fornitura in tutto il Paese. “Il nuovo test ha dimostrato specificità e sensibilità superiori al 99 per cento 14 giorni o più dopo l’insorgenza dei sintomi”, spiega la Abbott annunciando che in un migliaio di laboratori di tutta Italia sarà possibile analizzare fino a 200 test per ora. Un test che, precisa ancora una volta il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, “servirà per definire bene quella che è stata la diffusione epidemica del virus nelle varie regioni del Paese, nelle differenti fasce di età e anche tenendo conto di profili lavorativi”. Ma Locatelli precisa a Mezz’ora in più di Lucia Annunziata che “non darà una patente di immunità, questo deve essere detto in maniera molto chiara e tanti studi ancora devono essere fatti per meglio definire più compiutamente e caratterizzare la risposta immunitaria al virus”.
Il direttore generale e amministratore delegato di Abbott Italia, Luigi Ambrosini, ha sottolineato l’orgoglio “di aver potuto rendere fruibile immediatamente in Italia anche il nuovo test anticorpale che potrà aiutare a individuare chi ha contratto il virus, contribuendo ad aumentare la fiducia ora che ci apprestiamo a tornare gradualmente alla nostra vita”. L’azienda ha ottenuto il marchio “CE”. Il test, spiega Abbott, “identifica l’anticorpo IgG, una proteina prodotta dall’organismo nelle fasi avanzate dell’infezione e che potrebbe persistere per mesi e forse anni dopo la guarigione”. In pratica, se i test molecolari rilevano se qualcuno ha il virus, i test anticorpali determinano se una persona è stata infettata.
Il Trivulzio “disobbedisce” alla Regione e fa partire i test
Da domani, lunedì 27, comincerà intanto l’esecuzione dei test sul personale sanitario delle tre sedi del Pio Albergo Trivulzio, a Milano, con la supervisione del virologo Fabrizio Pregliasco. In una comunicazione interna si legge che il Trivulzio è riuscito “a definire uno specifico accordo con il Laboratorio del Policlinico”. E questo sarebbe stato fatto, spiega l’istituto, “contrariamente” a quanto disposto dal direttore generale per il Welfare della Regione Lombardia Luigi Cajazzo, ovvero “di avviare tali test su personale ospedaliero, inserendo la disponibilità di accesso al personale sociosanitario solo in un secondo tempo”.
Tavio (Società infettivologi): “Test utili per epidemiologia”
Un concetto ribadito anche da Marcello Tavio, presidente della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali: “I test di seconda generazione – spiega – saranno sicuramente più sensibili e più specifici cioè ci permetteranno di fare diagnosi in più persone e con maggiore precisione, naturalmente per tutti i test sierologici, che sono più utili per capire se si ha già avuto la malattia piuttosto che per capire se in quel momento una persona ha la malattia”. I test sierologici, prosegue l’infettivologo, “sono sicuramente utili nel singolo caso per capire se una persona ha avuto la malattia e più in generale i cosiddetti studi epidemiologici per sapere quante persone effettivamente nell’ambito di una data popolazione hanno incontrato il virus, magari in modo totalmente asintomatico. Questi test saranno in grado di rispondere a questa importante domanda”. “Nel singolo caso non sono importanti per la diagnosi nella fase acuta, dove va cercato direttamente il virus e non la risposta anticorpale – conclude Tavio – È una dimostrazione indiretta della presenza del virus che potrebbe essere andato già via”.