Da anni si denuncia in Italia la mancanza di figure tecniche. Ritorna pertanto attuale la distinzione fra un’istruzione generale, imperniata su cultura e spirito critico, e formazione e istruzione tecnica.
La demarcazione fra istruzione e formazione richiede un’opera di ridefinizione dei percorsi di istruzione tecnica e professionale, tanto nell’istruzione secondaria quanto in quella terziaria. Le lauree “professionalizzanti”, triennali e specialistiche, pur con una regia universitaria, dovranno essere erogate da istituzioni dedicate in cui far confluire gli Its.
La formazione continua deve essere un diritto universale cui ognuno dovrebbe poter accedere come lavoratore e come cittadino, un diritto distinto dalle opportunità per chi cerca lavoro e dei fondi interprofessionali che vanno accorpati e snelliti nelle procedure, incentivandone il ricorso con un rilevante cofinanziamento pubblico.
Tale riforma della formazione continua deve partire dal corpo docente, il quale, anche quando è capace di aggiornarsi nella propria disciplina, a volte manca di preparazione pedagogica nell’insegnare. Purtroppo, senza un’idonea formazione faticherà a padroneggiare metodologie didattiche diversificate, mancando così di cogliere le enormi opportunità delle tecnologie didattiche interattive e digitali (Fad e Realtà Virtuali).
Il corpo docente deve essere in grado di porre al centro l’apprendimento in luogo dell’insegnamento. Si tratta di una gigantesca ricostruzione di senso dell’istituzione “scuola” a fronte degli impressionanti cambiamenti sociali e tecnologici in atto.