Senza una società civile forte ed organizzata non si può superare un atteggiamento opportunistico verso la “cosa pubblica”. Per questo è fondamentale ricostruire la società italiana, massacrata anch’essa dall’ideologia neoliberista, in nome del grido thatcheriano “The society does not exist”.
Al contrario, il sistema europeo di protezione sociale è emerso dal mondo associativo: dal mutuo soccorso – veri incubatori della partecipazione sociale ed economica attiva – alle società e fondazioni filantropiche, ai sindacati e alle associazioni di rappresentanza degli interessi. Fra i cinque paesi più competitivi al mondo tre sono paesi scandinavi, dove le rappresentanze funzionali svolgono una funzione fondamentale nella formulazione e gestione delle politiche pubbliche incentrate sulla concertazione.
La share economy vera, gli spazi di co-working e i fab-lab si fondano su scambi peer-to-peer e processi di mutual learning: queste forme innovative si basano sulla costruzione di legami sociali fra le persone, comportamenti cooperativi e non solo competitivi, con un elevato grado di reciprocità e di fiducia reciproca, possibile in un ambiente sociale dove l’opzione di fidarsi dell’altro è una scelta razionale, grazie a una cultura condivisa di mutualità.
In Italia, il patrimonio di fiducia è stato considerato una risorsa “spontanea” che le reti familiari e amicali consolidate erano in grado di riprodurre illimitatamente, facendo leva su un “volontariato” indifferenziato e gratuito, spesso sconfinato in sfruttamento.
Tale legame, oggi è consumato e lacerato da trasformazioni di vario tipo: demografiche (quali l’invecchiamento), migrazioni ed esplosione delle famiglie mononucleari, tecnologiche (si pensi ai social network) e territoriali (con l’abbandono delle aree interne e uno sprawling delle aree centrali che ha prodotto isolamento sociale). Queste trasformazioni avanzano da decenni, ma manifestano di colpo i loro effetti dirompenti di fronte a determinati traumi, come l’attuale pandemia.
Pertanto, le politiche pubbliche che considerano il “sociale” come insieme di misure a fronte di specifiche vulnerabilità sono oggi inadeguate. Dobbiamo rovesciare l’approccio: la ricostruzione del tessuto sociale italiano passa non solo attraverso il tramite di misure specifiche, ma soprattutto attraverso l’inserimento di una dimensione sociale in tutte le politiche pubbliche che adotti un “approccio partecipativo” volto al coinvolgimento della società civile. Si integrerà così la sostenibilità ambientale al centro dei New Green Deal delineando una strategia compiuta per un benessere equo e sostenibile.