Il presidente del Consiglio, arrivato a Milano per la prima volta dall'inizio dell'emergenza, ha difeso il decreto che prepara l'ingresso nella fase due e la gradualità delle misure: "Stiamo facendo tanti sacrifici, non è questo il momento di mollare, di un liberi tutti". In serata si sposterà a Bergamo, Brescia, Lodi e Codogno
“Tutti speravano di tornare presto alla normalità, ma non ci sono le condizioni per farlo. Ce lo dobbiamo dire chiaro e forte”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, arrivato a Milano per la prima volta dall’inizio dell’emergenza coronavirus, ha difeso il decreto sulla fase 2 e l’allentamento graduale delle misure restrittive. “Stiamo facendo tanti sacrifici”, ha detto, “non è questo il momento di mollare”. Non è il momento “di un liberi tutti“. E, ha aggiunto: “Questo governo non cerca consenso, vuole fare le cose giuste anche se ciò potrebbe scontentare i cittadini. La fase 2 è quella della convivenza con il virus non della liberazione”. Il premier non lasciava Roma dal 27 febbraio scorso (“anche per non essere d’intralcio”, ha detto ai giornalisti) ed è arrivato in uno dei giorni più difficili, tra le contestazioni per il fatto che molte delle norme anti-contagio resteranno anche dopo il 4 maggio e i tentativi di riaprire in autonomia del presidente Luca Zaia. Conte,anche di fronte alle proteste di commercianti e artigiani, però ha ribadito la linea dell’esecutivo: “Quelle annunciate sono misure studiate per alleviare le sofferenze anche psicologiche che stiamo affrontando, ma non significa che buttiamo a mare tutti i sacrifici fin qui fatti. Dobbiamo continuare ad agire in modo responsabile“.
Tra le varie critiche sollevate in queste ore, ci sono anche la necessità di un maggiore sostegno alle famiglie e le difficoltà per la chiusura delle scuole che è confermata fino a fine anno scolastico: “Stiamo studiano un piano per l’infanzia in cui cerchiamo di affrontare anche il tema dei centri estivi”, ha detto Conte rivelando di aver incontrato nel pomeriggio il Forum delle Famiglie e una delegazione di parlamentari che si occupa del dossier. “Lavoriamo ad ulteriori misure oltre a quelle messe in campo (bonus babysitter e congedo straordinario, ndr)”. Per quanto riguarda invece le tensioni con la Cei sul divieto di celebrare le messe, il premier ha annunciato che il governo sta cercando una mediazione: “Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definire questo protocollo in pieno spirito di collaborazione con la Cei”. E proprio sul rapporto con i vescovi, ha detto: “Dispiace molto, perché questo governo rispetta tutti i principi costituzionali. Dispiace di creare un comprensibile rammarico della Cei. Ci siamo anche sentiti con il presidente Bassetti, non c’è un atteggiamento materialista da parte del governo, nessuna mancanza di sensibilità. C’è sì, una certa rigidità del Cts anche sulla base della letteratura scientifica che loro hanno a disposizione sui contagi”.
La visita del premier, a due mesi dall’inizio dell’emergenza e alla vigilia dell’inizio della fase 2, lancia un segnale importante a una Regione con la quale il governo si augura di riuscire a collaborare maggiormente in vista della ripartenza economica. A chi gli chiedeva come mai sia venuto in Lombardia solo dopo due mesi, Conte ha replicato: “La mia presenza qui avrebbe creato intralcio nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria. Ritornerò, ritornerò presto. C’è sempre una situazione di grande emergenza ma è una fase in cui forse do anche meno intralcio e meno fastidio agli operatori, ai responsabili che stanno operando in questa emergenza”.
All’incontro in prefettura hanno partecipato il prefetto di Milano, Renato Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, e Carlo Bonomi, da poco nominato presidente di Confindustria. E’ stata l’’occasione per fare il punto sulle misure contenute nell’ultimo Dpcm, con le richieste per far ripartire alcuni settori economici, a partire dal commercio, per i quali “aspettare così tanto tempo rischia creare dei problemi notevoli”, come ha detto il presidente Attilio Fontana, ma non solo. Nelle rsa lombarde, a partire dal Pio Albergo Trivulzio di Milano, sono morte centinaia di persone e “se non è certamente il momento in cui si fanno i conti, una riflessione la meriterà”, è stata l’osservazione del sindaco di Milano Giuseppe Sala, sottolineando che “il punto è dire ai parenti quando la situazione sarà sotto controllo e non lo è ancora”. Fontana, ha consegnato al premier un report dei lavori del Patto per lo Sviluppo, il Tavolo istituzionale di confronto e dialogo con tutti i principali stakeholder del sistema lombardo. Tre i temi trattati nel documento relativo alla ‘Fase 2: sostegno alle famiglie, sostegno alle imprese e trasporto pubblico locale: “Conte ci ha dato l’assicurazione che si occuperà, controllerà e guarderà queste problematiche e cercheremo di risentirci nei prossimi giorni per trovare una soluzione che possa essere condivisa”, ha detto il presidente della Lombardia. Finito l’incontro milanese, Conte si è spostato a Bergamo e a Brescia. E probabilmente già in tarda serata è atteso a Lodi e Codogno.