Dopo la nuova frenata del governo che ha fissato la ripresa degli allenamenti per le squadre di Serie A al 18 maggio, il presidente della Lazio dice sì a uno soluzione estrema, ma resta dell'avviso che il campionato debba riprende: "Si rischia di mandare a gambe all'aria il sistema. Alcune società stanno preparando un documento condiviso per mettere a nudo i rischi effettivi che corrono". E avvisa Sky e Dazn: "Paghino e se pensavo di avere ragioni, chiedano i soldi indietro. Se no sono inadempienti"
“Accetterei una partita secca contro la Juventus per assegnare lo scudetto”. Ma non una serie di playoff con il coinvolgimento di Inter e Atalanta, che hanno rispettivamente 8 punti e 14 punti in meno della sua Lazio. Insomma: “Mi dica lei se devono essere coinvolte”. Dopo la nuova frenata del governo che ha fissato la ripresa degli allenamenti per le squadre di Serie A al 18 maggio, ecco l’ultima idea di Claudio Lotito per coltivare speranze di conquistare uno scudetto che la Lazio insegue dal 2000 e sembrava poter contendere dopo 8 anni di dominio bianconero. Prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus.
In un’intervista a Repubblica, il presidente della Lazio – tra i proprietari di club il più attivo per una ripresa – attacca: “Si rischia di mandare a gambe all’aria il sistema. Alcune società stanno preparando un documento condiviso per mettere a nudo i rischi effettivi che corrono”. Quindi rivendica il suo modus operandi: “Mi chiamano Lotito il virologo, lo scienziato, ma alla Lazio ho una struttura eccellente. Ho già tamponi e test sierologici. E ho fatto avere le mascherine anche a qualche presidente”.
A Formello, il centro sportivo della Lazio, “ho il cardiologo, l’internista, l’otorino e l’urologo, perché cose come il varicocele una volta si scoprivano al militare. Sono in grado di fare la sanificazione anche subito, la mia azienda lavora negli ospedali”. Si difende dall’accusa di voler riprendere solo perché in corsa per lo scudetto e puntualizza: “Ma se non si gioca più io sono già in Champions e risparmio quattro mensilità di stipendi. Avrei la convenienza a non giocare, ma io ragiono di sistema. Altri no”.
Quindi dice sì a uno “spareggissimo” con la Juventus: “Questo sì, lo accetterei. Ma non mi sono mai posto il problema”. Anche perché, ragiona, “ripartire comunque in parte ci penalizza”. Il motivo è presto spiegato, ad avviso del presidente della Lazio: “Noi avevamo fatto una scelta, ritenendo di non potercela giocare su tre fronti avevamo sacrificato l’Europa League, visto che per orari e spostamenti era la competizione più scomoda. Così avremmo giocato una volta a settimana mentre gli altri giocavano due volte. Se si ripartisse giocheremmo tutti due volte a settimana, perderemmo un vantaggio. Ma io ragiono nell’interesse di 20 club”.
I playoff, no, non piacciono: “Oggi io sono a un punto dalla Juventus, e solo per Juve-Inter che vabbè, l’avete vista. Ma all’andata contro la Juve ho vinto 3-1 e anche in Supercoppa l’ho battuta 3-1. E dovevamo ancora giocare il ritorno. Per equità, una squadra come l’Inter, che ha 8 punti meno di noi, o l’Atalanta, che ne ha 14 in meno, mi dica lei se devono essere coinvolte”.
E ai medici che frenano controbatte: “In Lega ho ascoltato le considerazioni di cosiddetti esperti, consulenti medici delle squadre. A chi di loro ci sconsigliava di riprendere gli allenamenti, ho chiesto che me li vietassero, ma su presupposti scientifici. Invece mi dicevano ‘che figura facciamo di fronte ai morti?'”. Quindi ricorda di aver studiato “medicina e pedagogia” e di aver “spiegato la natura del virus”: “Mi sarei aspettato i test sierologici, utili a vedere chi il virus lo ha già avuto, oltre al tampone che verifica solo lo stato del momento. A un medico dissi che andava bene per fare il professore di chitarra e mandolino”.
I problemi etici, puntualizza, “esistono” al punto che “ai miei dipendenti ho fatto un’assicurazione individuale”, ma i tamponi che servirebbero alla Serie A sarebbero “2500 a stare larghi”: “Come Federazione abbiamo rappresentato la possibilità di avere accordi con il Campus biomedico di Roma e altre strutture private o pubbliche, non leviamo tamponi a nessuno”. Infine, una stilettata al ministro dello Sport e una alle pay-tv.
Sulla data del 18 maggio, fissata dal governo, dice: “Perché una data è meglio di un’altra? Ha uno studio di cui non siamo a conoscenza? Io ho 2000 dipendenti che vanno a lavorare per 1600 euro al mese nei reparti Covid. E non si è ammalato nessuno, perché ho preso per tutti mascherine Ffp3 prima ancora che scoppiasse l’epidemia, oltre a guanti, occhiali e tute. Piuttosto, perché lo Stato ha mandato medici e infermieri negli ospedali senza adeguati presidi di sicurezza?”.
Mentre a Sky e Dazn lancia un avvertimento: “Se c’è un contratto, e il nostro è blindato, le tv devono adempiere. Molti club hanno già ceduto il credito alle banche facendoselo anticipare: ora c’è una scadenza e abbiamo un cliente che dice di non voler pagare. O chiede sconti senza senso – conclude – Se le tv pensano di avere ragione, paghino e poi richiedano i soldi. Sennò sono inadempienti”.