“Fase due? Io sono preoccupato, è chiaro. Ma è una scelta irrinunciabile e dobbiamo tenere la guardia molto alta. Un Paese non regge un lockdown completo per più di un paio di mesi, ma da un punto di vista sanitario una certa preoccupazione c’è”. Sono le parole di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso della trasmissione “24 Mattino”, su Radio24.
“Il virus continuerà a circolare – continua – anche se ora sta circolando a intensità più bassa, grazie ai provvedimenti di distanziamento sociale. Ma non appena si rilassa un po’ la situazione, il rischio che da qualche parte ricominci a circolare più velocemente c’è tutto. Naturalmente, se non ci fosse stato il lockdown, sarebbe stato un disastro: quello che è avvenuto a Codogno o a Bergamo sarebbe accaduto in tutta Italia. E, quindi, se qualcuno pensa che il nemico siano le misure di contenimento, purtroppo non è così. Il nemico è il virus. Se noi mollassimo del tutto le misure di contenimento, l’economia e la società italiana ne risentirebbero comunque in maniera gravissima perché avremmo un virus che scorrazza per l’Italia. Abbiamo una pandemia in corso“.
Circa la decisione di sospendere le celebrazioni religiose nelle chiese, scelta vivamente contestata dalla Cei, Rezza osserva: “E’ chiaro che si tratta di decisioni dolorose e molto combattute, che non si prendono mai a cuor leggero. Il problema è che in questa fase ci si deve affidare a un principio di precauzione e cercare di evitare assembramenti di persone, soprattutto anziane, per quanto la Cei abbia prodotto un documento responsabile. Il punto è che quando si rilassano un po’ le misure, si inizia a pensare che anche il distanziamento sociale non sia più importante. C’è anche questo dibattito sulle scuole – continua – Le scuole non sono solo i bambini e i ragazzi, ma anche i genitori che a loro volta si incontrano, e così via. Lo stesso vale per i luoghi di cultura, i cinema, i teatri. Capite che in questo modo si mette in moto tutta una serie di azioni che possono portare ad assembramenti. Comunque, mi sembra che anche questo provvedimento parziale abbia delle scadenze: tra 2-3 settimane vediamo che succede e dopo magari si apre. E’ un provvedimento a tempo”.