Sono stato troppo ottimista.
Nel valutare l’inefficacia del decreto liquidità nei confronti del popolo degli imprenditori, avevo previsto, sulla base dei numeri forniti da Bankitalia, una copertura massima del 30% delle piccole imprese del nostro paese che, ricordiamolo, rappresentano circa il 80% del tessuto produttivo italiano.
In altri termini, a fronte di circa 4,3 milioni di imprese registrate dall’Istat, soltanto un milioncino di piccole aziende avrebbero beneficiato dei prestiti “veloci” (!), cioè quelli fino a 25.000 euro, previsti dal decreto liquidità.
Ma la mia preoccupazione riguardava (e riguarda) anche “i tempi di erogazione” che potrebbero essere fatali per la sopravvivenza di quelle imprese che, per ultime, vedranno l’accredito sul proprio conto corrente.
A nulla valgono le rassicurazioni di famosi ristoratori o titolari di agenzie di viaggi, che dichiarano in tv che loro hanno ricevuto una risposta (non l’erogazione) entro 24 ore. Non fanno testo perché, in quel caso, le banche stanno, a loro insaputa, investendo in marketing pubblicitario.
La verità è un’altra: nessuno ha ancora ricevuto un euro.
Al momento sto ancora aspettando il “primo” imprenditore che mi mostri con soddisfazione il “trofeo” (copia dell’estratto conto con l’accredito) della erogazione del finanziamento previsto dal decreto liquidità.
Finora solo dichiarazioni roboanti e populiste (“soldi subito a tutti gli imprenditori”), impegni disattesi (“da lunedì 20 aprile in 48 ore le banche erogheranno i finanziamenti”) e tentativi di ribaltare il piano delle responsabilità (“metteremo l’esercito a difesa delle filiali assaltate dai clienti”) sono state le parti della sceneggiatura di quella che per me rappresenta la più grande farsa politica degli ultimi anni.
Ho la sensazione che Pinocchio al cospetto dei nostri attuali politici sia stato un profeta.
Volete una ulteriore conferma?
Secondo i dati forniti quotidianamente dallo stesso Fondo di Garanzia, dopo una settimana dalla emanazione del decreto, il sistema bancario aveva inoltrato solo 5.200 domande di finanziamento fino a 25.000 euro (non di 25.000 euro) pari allo 0,12% del totale delle imprese.
Voi pensate che in questi giorni siano entrati in banca solo 5.200 imprenditori per avanzare la richiesta?
E’ chiaro che le banche, come volevasi dimostrare, stanno filtrando, setacciando e respingendo le centinaia di migliaia di domande e soprattutto, aspetto da non sottovalutare, non hanno nel loro dna la possibilità di switchare sul tasto “velocità di esecuzione in caso di emergenza”.
Giusto per non confonderci, se volessimo fare una artigianale simulazione statistica basata sulla rilevazione della prima settimana di lavoro, per arrivare a quel 30% erroneamente preventivato, occorrerebbero 250 settimane!
Volendo supporre un improvviso cambio di marcia nella produttività del sistema bancario che, addirittura, raddoppiasse la lavorazione delle pratiche oggetto del decreto (cioè circa 10.000 a settimana), avremmo bisogno di oltre due anni.
Fate presto perché a settembre già conteremo le vittime.