Dunque il 4 maggio i concessionari italiani riapriranno i battenti. In mezzo alle macerie, verrebbe da dire. Dopo il -85% di immatricolazioni a marzo, dal centro studi Unrae (l’associazione dei costruttori esteri operanti in Italia) è infatti arrivata l’ultima doccia fredda sulle proiezioni di aprile: meno 97-98%. Un mercato praticamente azzerato, dove le poco più di duemila macchine vendute fino a venerdì scorso (che magari arriveranno a 3.000 tra qualche giorno) fanno quasi tenerezza, se paragonate alle 175 mila di aprile 2019. Una cosa mai vista.

Il comparto dell’auto, in questo momento storico, somiglia tanto al Settimo Cavalleria di Custer contro gli indiani a Little Big Horn. Accerchiato, soverchiato nei numeri, senza prospettive di vittoria. Anche perché il paradosso di riaprire i dealer senza prevedere la possibilità per i consumatori di recarvisi, è qualcosa di singolare. Per non parlare del potere d’acquisto, drasticamente ridimensionato dal lockdown.

“Se continua così, in Italia la contrazione a fine anno sarà compresa nella forbice tra 35 e 43 per cento“, ha spiegato il managing director di Alix Partners Dario Duse nel corso del web seminar organizzato da FORUM AutoMotive. Il che equivale a passare dagli 1,9 milioni di immaticolazioni del 2019 a 1,2-1,4 al massimo. “Anche meno, se il governo non interviene”, secondo il parere di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto.

Il punto è proprio questo, le istituzioni devono battere un colpo. C’è chi come Unrae, di concerto con altre associazioni di categoria, ha da tempo proposto una road map omnicomprensiva, che si dovrebbe adottare anche e soprattutto in una situazione d’emergenza. Con misure sia contingenti che strutturali sia per i veicoli commerciali ed industriali che per le autovetture. Nello specifico di queste ultime, spiccano l’introduzione di una terza fascia Ecobonus per quelle con emissioni comprese tra 61 e 95 g/km di CO2, oltre all’aumento del contributo per le altre fasce e l’estensione fino a tutto il 2021. Ma anche la sospensione dell’Ecomalus e l’aggiunta di un bonus stock immediato fino a fine 2020 cumulabile con l’Ecobonus, per un sostegno concreto alla ripartenza del business. E infine il riallineamento fiscale agli standard degli altri Paesi UE per le vetture aziendali. Il che comporterebbe o l’aumento della detraibilità IVA al 100% o quello del tetto al costo deducibile fino a € 50.000.

“E’ cruciale”, spiega il presidente Unrae Michele Crisci, “che in vista dell’avvio dell’annunciata Fase 2 della ripresa delle attività economiche e nel rispetto dei protocolli di sicurezza per dipendenti e clienti, la riapertura delle concessionarie da lunedì prossimo, prevista dal DPCM firmato ieri sera dal Presidente del Consiglio, sia accompagnata dall’approvazione entro questa settimana delle nostre proposte, in modo che siano messe in grado di beneficiare dell’eventuale riavvio del mercato, con un impatto positivo anche sul PIL e sul gettito erariale, a cui tanto contribuisce il settore automotive”. Ne va del futuro di 160 mila lavoratori, e delle loro famiglie, che di quel settore vivono.

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