La radio soffre e la si ascolta meno (-17%). Eppure il mezzo godeva di ottima salute. Nonostante il progresso tecnologico e l’avvento del web, la radio era considerata il media più diffuso a livello globale. Lo confermava l’indagine dello scorso febbraio (prima che il virus si diffondesse nel mondo) a cura di Wiko, brand franco-cinese di telefonia, dalla quale è emerso che il 58% dei giovani è ancora un ascoltatore regolare. Poi le cose sono cambiate per tutti e ovunque, anche per alcuni media.
Tra le conseguenze immediate della pandemia, c’è stata la decisione da parte del Tavolo Editori Radio di non realizzare l’indagine Radio TER 2020 con riferimento al secondo trimestre 2020 (periodo 31 marzo – 15 giugno 2020). “Il Consiglio di amministrazione di TER – recita la nota – è stato costretto ad assumere tale decisione in relazione alla impossibilità, comunicata dagli Istituti incaricati della realizzazione dell’Indagine Principale di Radio TER 2020, di svolgere, durante la fase dell’emergenza sanitaria Covid-19 in corso, l’indagine stessa come contrattualmente previsto”.
Anche dal punto di vista strutturale dentro le radio le cose sono cambiate, basti pensare a Radio Deejay che ha adottato le misure di sicurezza da subito, consentendo tecnici e speaker di lavorare anche da casa. RTL 102.5 ha mantenuto in forza il personale in studio, garantendo la distanza di sicurezza, ogni conduttore è stato dotato di spugna personale da applicare sui microfoni ed è stata spinta la comunicazione sull’ascolto televisivo, sul canale digitale e su Sky. Scelte mirate e non a caso.
Una indagine Gfk, commissionata sempre da Ter e pubblicata il 16 aprile scorso, ha evidenziato un calo del 17% degli ascoltatori radio. In particolare è cambiato il mezzo con cui si ascolta la radio: aumento della fruizione della radio in tv dal 19% al 26.4% e degli apparecchi dal 39.1% al 43.3%. Naturalmente calano drasticamente gli ascolti attraverso l’autoradio: dal 54.1% al 28.1%, dati inevitabili dal momento che il 67.4% usa meno automobili, dopo le misure restrittive.
C’è però un dato su cui spingono tutte le radio, soprattutto per gli investitori, ed è quello sul tempo di permanenza dell’ascolto. Si allunga la fruizione: dal 33.5% dopo il lockdown (è la somma del dati delle voci ‘il mio ascolto è molto aumentato’ e ‘un po’ aumentato’) all’ascolto settimanale che aumenta e si attesta al 36.4%. Quindi la radio diventa un sottofondo prolungato, per le attività in casa dalle pulizie al lavoro. Quindi numeri che, in qualche modo, dovrebbero rassicurare chi decide di investire sul mezzo.
Il calo degli ascolti però è un dato certo, non aleatorio. Mancano i dati ufficiali, ma i numeri del primo trimestre 2020 verranno rilasciati in maniera riservata, con riferimento alle rispettive emittenti. Quindi aver commissionato l’indagine Gfk non è un caso: un modo per richiamare a sé gli investitori, che inevitabilmente hanno mollato la presa preventivamente dando per assodato che la radio si sarebbe “spenta”.
C’è un grande cambiamento da evidenziare, anche dal punto di vista dei contenuti editoriali e dei palinsesti. I brani in rotazione spesso sono secondi o terzi singoli di dischi già pubblicati prima della pandemia come “Neon – Le Ali” di Marracash con Elisa al primo posto (dati Earone), resiste qualche successo di Sanremo come “Tikibombom” di Levante (nono) o “Andromeda” di Elodie (decima), c’è qualche incursione di brani istantanei nati da questo periodo, come “16 marzo” di Achille Lauro. Infine ci sono altri singoli, nati prima del Covid-19, che escono alla luce coraggiosamente solo ora, come “Ma lo vuoi capire?” di Tommaso Paradiso (14esimo).
Resta il fatto che le novità discografiche – in termini di album – scarseggiano, eccezion fatta per Ghemon (è uscito venerdì scorso il disco “Scritto nelle stelle) e Nek (il 29 maggio esce “Il mio gioco preferito – Parte seconda”). Quindi la discografia per ora sta alla porta con la conseguenza che la promozione passa soprattutto attraverso i canali social degli artisti, che hanno abbattuto il muro divisorio con i fan e dialogano direttamente con loro. Il tutto si è trasformato in un enorme Instore digitale tra dirette Instagram e altre attività collegate, di fatto cambiando il linguaggio della promozione e spostando l’attenzione verso lo streaming. Insomma la partita nelle prossime settimana si giocherà con altri mezzi e canali, non necessariamente radiofonici. Sarà questa la nuova sfida promozionale per le major e le etichette indipendenti?