Non ci sarà una fase due, ma una fase zero. E soprattutto un allentamento delle misure di restrizione che si svilupperà di due settimane in due settimane, con variazioni eventuali su base provinciale e che dovrebbe concludersi da qui a due mesi. E’ il percorso indicato dal premier spagnolo Pedro Sànchez in una conferenza stampa dalla Moncloa, la sede del governo di Madrid. Per la Spagna la nuova normalità, se i dati dei contagi lo consentiranno, per il governo di coalizione Psoe-Podemos dovrebbe arrivare alla fine di giugno.

Secondo quanto ha detto Sànchez, dunque, non si tratterà di entrare in una “fase due” come in Italia, ma di passare per una “fase zero” che partirà il 4 maggio, una “fase uno”, che inizierà l’11 maggio e poi (anche a seconda dei dati dei nuovi contagi e della capacità di accoglienza degli ospedali dei diversi territori) l’allentamento della quarantena si svilupperà con date diverse nelle differenti comunità autonome. Le transizioni di fase in fase avverranno di due settimane in due settimane, passando per una “fase due” (con un’apertura parziale dei commerci e dei ristoranti) e per una “fase tre” (nella quale sarà possibile riaprire gradualmente tutti gli altri servizi ancora chiusi e aumentare il numero delle persone che si potranno trovare in uno stesso luogo), sempre con una distanza sociale di minimo due metri e l’utilizzo costante della mascherina, almeno fino a quando non si troverà un vaccino. In alcune delle isole la fase uno inizierà nella settimana della fase zero delle altre Comunità Autonome, visti i dati della pressoché totale assenza, da settimane, di casi di contagi. Le scuole saranno destinate a riaprire i battenti a settembre prossimo, con un’eccezione per i più piccoli, per venire incontro alle esigenze dei genitori che torneranno al lavoro.

A parte la capacità strategica del sistema sanitario, sia per quello che riguarda l’assistenza di base che per quello che riguarda i posti letto delle terapie intensive, il governo terrà conto anche la situazione epidemiologica della zona, di provincia in provincia. Un altro dato che verrà tenuto in conto prima di passare da una fase all’altra, sarà anche la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli spostamenti sui mezzi pubblici e per i luoghi di lavoro, insieme ai dati socio economici della provincia. Tutti questi dati – ha assicurato il capo del governo – saranno pubblici e a disposizione di tutti, perché la cittadinanza sappia come si svilupperà il ritorno alla “nuova normalità” in tutti i territori.

L’idea di fissare dall’inizio delle date fisse per il passaggio di fase in fase, così come si sta facendo in diversi Paesi europei, per Sánchez non può funzionare in Spagna: il Governo ha scelto di fissare orientativamente un paio di settimane di fase in fase, ma ha ripetuto più e più volte quanto la gradualità e la pazienza dovranno essere fondamentali. Il governo di Madrid ha accelerato i tempi per tenersi al passo con le presentazioni delle differenti fasi di allentamento dell’isolamento degli altri Paesi e per evitare che si continuasse a pensare che il Governo non avesse un progetto definito in mano.

Dall’annuncio della possibilità di uscire per bambini e ragazzi (fino ai 14 anni, accompagnati da un solo genitore, per un’ora massimo e non più lontano di un chilometro dalla propria abitazione) e i molti casi di “interpretazioni libere” del decreto, con molte più persone del previsto in giro per le strade, senza mascherine, politicamente è andato tutto con molta più fretta di prima. “Dipendiamo tutti gli uni dagli altri – ha dichiarato lo stesso Sánchez – La condotta sbagliata di pochi potrebbe rovinare i risultati preziosissimi che abbiamo conquistato con i sacrifici di tutti. Dobbiamo frenare l’impazienza con la cautela: con il nostro comportamento possiamo sia proteggere le nostre vite che salvarne di altre. Stiamo parlando del miglior tipo di patriottismo”.

Da qualche giorno la curva dei contagi sta finalmente lasciando respirare molte Comunità Autonome, nei cui ospedali gli operatori possono iniziare a riprendere fiato, specialmente per quello che riguarda le terapie intensive, ma in Catalogna e nella Regione di Madrid i numeri continuano comunque a essere i più elevati del Paese. Finora i casi confermati sono 229.422, di cui 85.069 ancora infetti, 120.832 guariti e 23.521 morti. Solo nella Comunità Autonoma di Madrid si sono registrati il 27.6% dei casi dell’intero Paese, con 63.989 malati e la Catalogna poco dietro, con il 21,2% dei casi (49.185 infetti) registrati di tutta la Nazione.

Il governo vuole condurre il processo di attenuazione della quarantena, come già dichiarato dal ministro della Sanità, Salvador Illa, però vuole anche evitare lo scontro con le Comunità Autonome, che hanno già iniziato a seguire i propri piani e i propri criteri. Il coronavirus non ha colpito con la stessa durezza tutti i territori e alcuni presidenti delle Comunità Autonome hanno già presentato i loro piani per ripartire. La Catalogna, per esempio, ha proposto di iniziare ad allentare l’isolamento facendo uscire la popolazione in alcune fasce orarie, così da evitare assembramenti, ma il governo deve ancora esprimersi: Sánchez ha detto che stanno studiando la possibilità di organizzare dei turni per uscire, ma che stanno ancora decidendo e che comunicheranno la decisione finale nei prossimi giorni.

Nel frattempo, Pablo Casado, leader dei popolari, è tornato a lamentarsi dell’atteggiamento del capo del governo che, dice, non gli ha comunicato il piano di ripartenza. “Continuo a sapere le cose attraverso i media. Così difficilmente possono richiederci lealtà, oltre a quella che già stiamo dimostrando. Difficilmente possono prescrivere unità, comportandosi così”. Sánchez ha risposto che la posizione di Casado è strumentale: “Perché non può succedere anche in Spagna quello che sta succedendo nei Paesi europei dove i politici dell’opposizione stanno tendendo la mano ai loro governi, collaborando per uscire da questa emergenza?”.

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