Il direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), in audizione in Commissioni riunite Finanze e Attività produttive, critica il decreto del governo per aiutare le imprese: "Troppe restrizioni, in assenza di merito di credito c'è il rischio di andare su canali non formali. Ricevo molti messaggi da associati"
Quasi un’impresa su due lamenta “difficoltà nel richiedere i finanziamenti” previsti dal decreto liquidità, con il rischio che “in assenza di merito di credito”, qualcuno si rivolga a canali informali. Sono le critiche alla norma pensata dal governo per aiutare le imprese colpite dall’emergenza coronavirus da parte di Roberto Calugi, direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), in audizione in Commissioni riunite Finanze e Attività produttive. Calugi denuncia “un grossissimo problema usura” e a suo parere con le restrizione sulla liquidità alle imprese per evitare infiltrazioni della malavita “stiamo arrivando a un paradosso, perché non dando liquidità alle aziende stiamo consegnando settori interi alle mafie“. Ieri Bankitalia aveva invece avvertito, in particolare in merito ai prestiti oltre i 25mila euro, che senza adeguati controlli antimafia, possono finire per alimentare anche l’economia illegale e il riciclaggio, come già spiegato dai procuratori capo di Milano e Napoli, Francesco Greco e Giovanni Melillo.
“Il settore è devastato da un punto di vista economico. Gli esercizi non hanno la possibilità di rimanere chiusi così a lungo”, ha detto Calugi. “Non sapere quali siano i vincoli per riaprire non ci permette di capire se dovremo aprire o sarà meglio rimanere chiusi anche nella fase 2. E’ certo che senza l’aiuto dello Stato sarà impossibile mantenere la redditività delle nostre imprese”, ha evidenziato il direttore generale della Fipe.
Entrando nel merito del dl liquidità, Calugi ha criticato le restrizioni. Secondo quanto ha riferito, “il 44% delle imprese lamenta difficoltà nel richiedere i finanziamenti” previsti dal decreto. “Una su due ha dovuto produrre maggiore documentazione e su 780 imprese che ne hanno fatto richiesta, solo l’1,4% ha oggi i soldi sul conto”. “In assenza di merito di credito – ha rimarcato Calugi – c’è il rischio di andare su canali non formali. Ricevo molti messaggi da associati e non, persone che hanno pensieri particolarmente negativi“.
In questo momento di emergenza per la pandemia “serve un fondo riservato al settore del turismo“, comparto “che meriterebbe qualche attenzione in più quando le cose vanno bene” come l’istituzione “di un ministero”, ha aggiunto ancora Calugi, rispondendo nel corso dell’audizione. “Serve più coraggio, serve estendere le garanzie al 100% fino a 800mila euro. Il costo del non fare sarà molto più alto, ci troveremo con centinaia di migliaia di persone alle quali dovremmo dare sostegno economico”, ha aggiunto il direttore generale della Fipe.