In piena emergenza coronavirus era stato il promotore dell'”aprire tutto” con un decalogo per la fase 2 smentito e sconfessato dagli stessi scienziati. Oggi Matteo Renzi è in prima fila, di nuovo, ad attaccare il governo di cui lui stesso fa parte. Così mentre i governatori leghisti approfittano dei malumori sulle restrizioni per fare campagna contro l’esecutivo Conte 2, il leader di Italia viva torna a fare l’opposizione della sua stessa maggioranza: “Il decreto del presidente del Consiglio”, ha detto in un’intervista a Repubblica rilanciata in prima pagina, “è uno scandalo costituzionale“. Un’accusa a cui nemmeno il centrodestra è arrivato, ma nonostante ciò Renzi garantisce che non farà mancare l’appoggio al governo: dice che i suoi voteranno le misure economiche preparate dal ministro dem Roberto Gualtieri e se servirà anche la fiducia. Ma elenca tutti quelli che secondo lui sono stati “gli errori” commessi dall’esecutivo e, dice, “una politica pavida che si nasconde dietro i tecnici”. Secondo Renzi si doveva andare più in fretta, nonostante l’emergenza sia ancora in corso: “Ho perso amici anche io”, ha detto, “ma il miglior modo per onorarli è tornare a vivere”. Perché “la libertà non vale meno della salute”. Ma se condanna tutto quanto, dalle misure economiche fino a quelle che impattano sulle relazioni sociali, perché non uscire dalla maggioranza? “Prima facciamo uscire di casa gli italiani, poi vediamo se uscire di maggioranza noi“, è la risposta. “C’è questo governo, c’è questo premier e finché gli italiani sono chiusi in casa noi non apriremo alla verifica politica”.
Se da una parte dice che Italia viva rimane in maggioranza, dall’altro boccia tutta la linea scelta dal suo governo durante l’emergenza: “Non possiamo calpestare i diritti costituzionali. Trasformiamolo in un decreto e portiamolo in Parlamento”, ha dichiarato. E’ “un errore politico, economico e costituzionale. Politico perché delega al comitato tecnico scientifico una scelta politica: contemperare i rischi”. Così “in autunno ci sarà una carneficina di posti di lavoro“.
Secondo Renzi, da mettere sotto accusa c’è la mancata regionalizzazione della fase 2: “E’ una scelta sbagliata” anche perché “serve a Salvini, che invece era in un angolo”. Per l’ex premier “se in Umbria o Alto Adige non ci sono contagi queste regioni non possono avere le stesse restrizioni della provincia di Piacenza”. Un presidente del Consiglio non deve guardare gli indici di gradimento, “ma il numero dei posti di lavoro, l’andamento del pil, le previsioni internazionali”. Francia, Germania, Spagna “stanno ripartendo più velocemente di noi” e “ci strappano fette di mercato”.
Quindi il senatore, lo stesso che nei giorni più drammatici aveva evocato una commissione d’inchiesta per investigare cosa fosse andato storto, ribadisce che “qualcuno dovrà rispondere degli errori” nel gestire la crisi. “Hanno detto che le mascherine non servivano invece di iniziare a produrle. Hanno mandato i medici in prima linea senza protezione. Non hanno gestito le zone rosse”. Medici e cittadini “sono stati bravissimi, le istituzioni meno. E ora stiamo perdendo interi settori produttivi per una politica pavida che si nasconde dietro ai tecnici. Poi, appena qualcuno alza la voce, cambia posizione”.
L’ex premier si schiera quindi con i vescovi che chiedono il ritorno in chiesa, nonostante lo stesso Papa oggi abbia chiesto ai suoi “prudenza e obbedienza delle regole”. “Voglio tornare a prendere la messa“, ha detto, “quindi capisco la Cei. E mi fa piacere che Conte abbia già cambiato idea. Se rispetti il metro di distanza, perché il museo può aprire e la chiesa no?”. Insomma, per Renzi tutto il piano della fase 2 è pieno di lacune. Bisogna, ad esempio, “uscire dalla logica burocratica dei codici ateco” che fanno ricominciare le aziende per fasce produttive. Perché “perdiamo 10 miliardi a settimana per il blocco più duro del mondo”. Ma non solo sulla sfera economica avrebbe fallito Conte, anche sulle restrizioni per quanto riguarda gli incontri e le relazioni sociali. Secondo Renzi, il presidente del Consiglio “non può impattare sulla vita delle persone al punto di definire con dpcm chi puoi vedere“. Il governo “pensi ai posti di lavoro, non a calpestare la Costituzione”.