Sindaci e associazioni di balneari spingono per le riaperture dei tratti di arenile non dati in concessione. "L'accesso al mare non può essere una questione di censo" dice il sindaco di Napoli de Magistris. Il ministero è d'accordo e annuncia: "Siamo in attesa di un confronto con la task force di Colao". Nel frattempo i vari centri interessati studiano soluzioni più o meno fantasiose
Le spiagge libere vanno aperte, anche per il ministero del Turismo, ma le linee guida non ci sono ancora. In una situazione di incertezza, dunque, le parole pronunciate nei giorni scorsi dall’assessore all’Ambiente del municipio di Ostia, Alessandro Ieva, secondo cui “le spiagge libere del litorale non sono essenziali” al contrario degli stabilimenti, che hanno la necessità di ripartire, hanno provocato una levata di scudi contro l’ipotesi di negare l’accesso al mare a chi non può permettersi di pagare un lido. Lo stesso assessore ha aggiustato il tiro (“sarà il Governo a decidere se aprire la stagione balneare e relative modalità”) e, proprio dal Lazio, arrivano notizie che vanno in direzione opposta alla chiusura degli arenili. Intanto la presa di posizione dei balneari, condivisa da molti sindaci del litorale: le spiagge libere devono riaprire. E poi quella dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Paolo Orneli, che punta alla totale apertura in sicurezza, ma senza plexiglass, né ombrelloni predistanziati.
Insomma, evitando di trasformare le spiagge libere in stabilimenti. Anche se c’è chi si muove in questa direzione. Il problema non riguarda solo il Lazio, ma (quasi) tutta Italia e rischia comunque di gravare sui comuni, che dovranno provvedere, per esempio, a servizi di vigilanza e sanificazione. Tra gli altri è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: “Andare al mare non può essere una questione di censo, non si può impedire a chi non ha i soldi di andare in spiaggia”. Ma tutti aspettano direttive dal ministero del Turismo, a cui abbiamo chiesto lumi. La risposta è arrivata dallo staff della sottosegretaria Lorenza Bonaccorsi. “Se si aprono gli arenili, bisogna garantire l’accesso anche alla spiaggia libera – spiegano a ilfattoquotidiano.it – ma per sapere chi dovrà gestire controlli oppure eventuali operazioni di sanificazione, siamo in attesa del confronto operativo tra ministero e task force di Vittorio Colao”.
IN ATTESA DELLE LINEE GUIDA – Nel frattempo, il senatore della Lega Paolo Ripamonti, vicepresidente della commissione Industria e Turismo, sottolinea l’assenza di indicazioni da parte del governo, in queste ore già alle prese con le richieste degli stabilimenti sia per la sospensione dei canoni demaniali per tutto il 2020, sia per l’estensione di 15 anni delle concessioni. Accade anche in Liguria, dove la Regione ha chiesto ufficialmente una road map sulla ripresa delle attività dei balneari e, in particolare, tempistiche precise proprio sulla sorveglianza delle spiagge libere. Sono due facce della stessa medaglia, perché se anche ‘ufficialmente’ non ci sono indicazioni sul fronte delle spiagge pubbliche, è pur vero che i balneari (insieme ai Comuni interessati) potrebbero avere un ruolo strategico anche nella gestione dei litorali non a pagamento. E questo rende ancora più delicata la trattativa in corso con gli operatori del settore: le due partite sono collegate.
LA LEVATA DI SCUDI: “LE SPIAGGE LIBERE VANNO RIAPERTE” – Di fatto, la polemica dei giorni scorsi ha spinto proprio le associazioni dei balneari del Lazio a prendere posizione. Per Maurizio Criscuolo di Cn Balneari Lazio “è una questione di civiltà lasciarle aperte”, anche se per gli stabilimenti è un un problema tutto da risolvere quello di garantire “ordine pubblico nelle spiagge libere”. Per Marco Maurelli, Federbalneari Lazio, “le spiagge libere – spiega a ilfattoquotidiano.it – sono un enorme valore aggiunto, fondamentale per il turismo e vanno aperte a tutti i costi, per dare la possibilità a tutti di andare al mare”. A riguardo, Federbalneari Lazio ha chiesto alla Regione un’ordinanza condivisa con associazioni di categoria ed enti “perché poi saranno i Comuni che interverranno sulla gestione delle spiagge libere”, ma anche che “sia mantenuto l’equilibrio delle concessioni pari al 50%”. Non potrà essere, però, come prima: “Ci mettiamo nei panni degli amministratori e ci rendiamo conto che non sarà facile, perché queste spiagge vanno vigilate e, quindi, va trovata una soluzione con diversi strumenti, come una task force delle forze dell’ordine. Da giorni è aperto un confronto tra le Regioni e il premier Conte”.
COME SI MUOVONO I COMUNI – Alcune amministrazioni si stanno già muovendo. Il Comune di Roma sta preparando dei bandi per assumere bagnini che possano vigilare sul rispetto del distanziamento sociale sulle spiagge libere del litorale. Proprio da Ostia, il presidente del municipio Giuliana Di Pillo, ha già detto che “riapriranno tutte le spiagge, anche quelle libere” e che non si esclude la possibilità di trovare un accordo con i gestori dei lidi balneari. Pensa agli ostacoli, però, il primo cittadino di Bergeggi (Savona) Roberto Arboscello: “I comuni da soli non sono in grado di assicurare regolamentazione degli accessi, sicurezza e ordine pubblico nelle spiagge libere”. Unionmare Veneto, che in un documento condiviso e sottoscritto da tutte le delegazioni che compongono l’associazione, ha proposto 18 punti per la ripartenza nei lidi, ha spiegato che sta valutando “il sistema di accesso anche alle spiagge libere, al fine di garantire il distanziamento sociale e il relativo controllo”.
E mentre l’amministrazione di Bari ha avviato un monitoraggio per i tratti di costa liberi, su cui poi andrà garantito il distanziamento sociale e pensa a ‘volontari sentinella’, a Benedetto del Tronto sono già stati attivati Capitaneria, polizia locale e bagnini. Diversi i Comuni che pensano alla polizia municipale, ma anche volontari. “Si potrebbero ingaggiare anche pro-loco o beneficiari del reddito di cittadinanza” ha dichiarato Mauro Della Valle di Federalberghi Salento, secondo cui “per evitare i rischi di tensioni ci sarà comunque bisogno del supporto di forze dell’ordine, che sono pubblici ufficiali”. Una strada che vuole seguire anche il sindaco di Bordighera, nella riviera ligure di ponente, Vittorio Ingenito. “Al momento ci stiamo ancora organizzando – ha dichiarato in queste ore – ma stavamo pensando di incaricare quelle persone che assumono il reddito di cittadinanza per monitorare le spiagge: tre ore al mattino e altrettante al pomeriggio”. Per altre spiagge più piccole, eventualmente confinanti con gli stabilimenti, il Comune potrebbe appoggiarsi ai balneari.
L’ESTATE ‘PUBBLICA’ CHE SARÀ – Le idee su come potrebbe essere l’estate per chi si reca sulla spiaggia libera già ci sono. Il sindaco di Maiori, il più grande Comune della costiera amalfitana (con un tratto di spiaggia di oltre un chilometro di cui il 30% libera) ha assicurato che “le spiagge libere, seppure a numero chiuso, saranno accessibili a chi vorrà”. L’idea è quella di piazzare degli stalli posti secondo le distanze consentite: “Quando ognuno di questi sarà occupato con i singoli ombrelloni, la spiaggia dovrà considerarsi piena”. In campo dovrebbero scendere anche gli agenti della municipale che “gireranno tra i bagnanti e useranno anche droni”, anche se pure i gestori dei lidi privati si sono offerti di supportare, con i loro bagnini, l’amministrazione comunale nella sorveglianza delle zone pubbliche con i loro bagnini. Anche ad Olbia, saranno utilizzati i vigili per i controlli sul rispetto delle misure. A chiudere la spiaggia pubblica non ci ha mai pensato neppure Giovanni Fortunato, sindaco del Comune di Santa Marina, nel Cilento, che ha già stilato un piano. La spiaggia pubblica sarà gestita in concessione dal Comune e gli arenili, ognuno attrezzato con servizi minimi quali docce e bagni, saranno delimitati e monitorati da un bagnino.
All’ingresso, ci sarò un unico varco di accesso, dotato di dispositivi di protezione individuale e all’arrivo gli utenti dovranno fornire un documento d’identità e sarà registrata anche la temperatura corporea. Le postazioni saranno numerate e a una distanza minima di cinque metri l’una dall’altra. Allo scopo di risolvere il problema del distanziamento, poi, ha lavorato anche qualche professionista, come l’olbiese Gianluca Langiu, ingegnere ambientale e ideatore di ‘Safe Beach Space’, un sistema di delimitazione visiva dello spazio di sicurezza, con copyright in 176 Paesi. Come ha raccontato all’Ansa, il suo studio di progettazione Mag3 ha elaborato un’idea che si è materializzata con la collaborazione del Klojaf Studio di Nuoro e del Fab Lab Olbia, che ha realizzato il prototipo del picchetto che supporta un nastro, teso a delimitare lo spazio in cui ognuno può rimanere, senza rappresentare un pericolo per la salute del vicino di ombrellone. Due i modelli, rettangolare per gli stabilimenti balneari e ottagonale per la spiaggia libera. Safe Beach Space ha un costo sostenibile, ma si cercano partner per produrlo e metterlo sul mercato.