Perché leggere ancora i giornali nel 2020? La risposta è semplice: i giornali, soprattutto in Italia, contribuiscono a determinare e indirizzare in buona parte l’opinione pubblica. Che contino qualcosa e che valgano ancora tanto lo sta dimostrando il dibattito generato dall’acquisizione definitiva da parte di Exor, la cassaforte degli Agnelli/Elkann, del gruppo Gedi, quello che una volta si chiamava gruppo L’Espresso, il quale include la Repubblica, La Stampa, e – appunto – il settimanale L’Espresso, ma anche tante testate locali distribuite su tutto il territorio nazionale.

I giornali contribuiscono alla “costruzione di senso” e alla lettura del reale, sono la prima pietra, le fondamenta di quello che è poi l’opinione pubblica intorno ai fatti e alle cose. Ieri, Alessandro Di Battista, in un post sulla sua pagina Facebook, con tono arrabbiato e indignato come suo solito, puntava il dito sugli Elkann/Agnelli e l’enorme concentrazione mediatica che ha realizzato Exor con la nascita di questo gruppo che ormai tutti chiamano “Stampubblica”.

Cos'hanno in comune La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno, la Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova, Il…

Gepostet von Alessandro Di Battista am Montag, 27. April 2020

Dibba, sostiene, ma possiamo affermarlo anche noi, che i giornali in Italia contano per almeno due motivi, ma io ne aggiungerei anche un terzo. Il primo sono le trasmissioni in tv: quali temi scegliere, le notizie, gli ospiti da invitare in trasmissione, si fonda su una prima lettura dei giornali.

In Italia poi, i giornali sono molto più importanti che negli altri Paesi, per giunta è centrale proprio l’edizione cartacea: è vero che oggi si può leggere anche in versione digitale ma è comunque una forma statica, chiusa, novecentesca. Negli Stati Uniti, ma anche in Francia, nel Regno Unito lo è meno. Ci sono delle testate online che valgono molto di più di qualsiasi quotidiano che viene ancora distribuito.

Altri motivi per cui i giornali ancora contano. Sui social media di cosa si parla? Di quello che si sente in tv e si legge sui quotidiani. Il prodotto notizia e il sottoprodotto “opinione” sono creati da questi due media e in parte dalla radio, e anche qui il gruppo di Repubblica è forte (possiede Radio Deejay, Radio Capital, etc..).

I giornali perdono copie: Repubblica, nel passaggio tra i direttori Calabresi e Verdelli, non ne ha nemmeno perse tante. Ne ha perse molte di più negli ultimi due anni Maurizio Molinari a La Stampa. Ma i giornali in Italia contano perché vengono letti da coloro che prendono le decisioni, i capi d’impresa, e soprattutto coloro che prendono le decisioni in Parlamento.

Ecco spiegato il motivo per cui esistono certi giornali di cui non conosciamo tiratura e diffusione, e ignoriamo se i loro editori ci perdono o ci guadagnano continuano ad esistere. Anche se i fondi sono stati dimezzati, molti di questi giornali hanno vivacchiato per anni grazie ai finanziamenti pubblici alimentando un circuito malato (politica-finanziamenti-polica).

I giornali continueranno a contare, almeno un lasso di tempo sufficiente a costringerci a leggerli se vogliamo capire fino in fondo in che razza di Paese viviamo.

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