Il direttore di Libero in un editoriale risponde al leader leghista che lo aveva criticato sulle frasi sui meridionali: lo definisce un "grande leader di ieri" che da "treno" si è trasformato in "monopattino"
Matteo Salvini “seguita a comparire in televisione però non incide se non quando si tratta di dire che io sono un coglione, perché, senza volerlo, avrei offeso i meridionali”. Vittorio Feltri, direttore di Libero, risponde al leader della Lega nel suo editoriale del 28 aprile dal titolo “Dov’è finita l’opposizione”. “Feltri ha detto una cazzata”, aveva commentato Salvini dopo le dichiarazioni del giornalista sui meridionali durante un programma di Rete4. Ma in attesa che il “grande leader di ieri ritorni ad esserlo un domani”, scrive il direttore del quotidiano, è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, l’unica persona forte all’interno dell’opposizione.
Si tratta di un fronte inedito quello che si è aperto tra Vittorio Feltri e Matteo Salvini, uniti prima da un reciproco rapporto di stima. Più volte il giornalista ha elogiato l’operato del leader leghista, nemmeno un mese fa il direttore di Libero ha sottolineato che Salvini pronunciava “pillole di saggezza”. Viceversa, come noto, nel 2015 Salvini e Meloni candidarono Feltri al Quirinale.
Il mancato supporto dell’ex ministro dell’Interno in questa ultima vicenda deve, però, aver punto sul vivo Feltri che ha ribadito ancora una volta la sua posizione sull’argomento “Nord contro Sud” nell’editoriale: “Senza volerlo, avrei offeso i meridionali, affermando che alcuni di essi sono inferiori economicamente, non certo intellettualmente, rispetto ai settentrionali. Come se fosse un mistero che al Sud primeggiano le attività mafiose per la semplice ragione che la ‘ndrangheta e similari associazioni sono più organizzate ed efficienti dello Stato, il quale pertanto non riesce a batterle”. E riguardo a Salvini ha sottolineato: “Procede a tre cilindri, è timoroso, incerto, ha smarrito le energie che lo avevano condotto ai vertici” e si è lasciato espellere dal campo “con il cartellino rosso di Nicola Zingaretti fra gli applausi di Luigi Di Maio e soci senz’arte”.
Sul motivo per cui il leader leghista non abbia assecondato il giornalista sulle dichiarazioni fatte, Feltri ha aggiunto: “Comprendo che al capo della Lega premano i voti delle regioni da Roma in giù mentre a me sta più a cuore la descrizione della realtà patria. Facciamo mestieri diversi e non invidio il suo. Tuttavia un minimo di rispetto da lui me lo aspettavo”.
Ma se secondo Feltri quella di Salvini rischia di essere una stella in declino (anche se tutti i sondaggi continuano ad accreditare la Lega di poco meno del 30% dei voti) la destra può puntare su un’altra leader. “L’unico personaggio all’altezza di contrastare gli affossatori del Paese è Giorgia Meloni, la quale è una terrona superiore ai padani, combatte, sale nei sondaggi, mette all’angolo Lilli Gruber. Insomma, ci affidiamo a questa ragazza di talento nella speranza che riesca a dare una svegliata a Salvini, un grande leader di ieri che auspichiamo lo ridiventi domani. Egli è un treno e non può avere l’andatura di un monopattino. Coraggio. Fuori le palle”.