Dopo 620 giorni da quel 14 agosto del 2018 i 1067 metri di acciaio composti da 19 campate poste a 40 metri di altezza sono finalmente al loro posto. L'emergenza coronavirus ha costretto le autorità a optare per una cerimonia più sobria. "Oggi suturiamo una ferita", ha detto il premier, ma "non potrà essere completamente rimarginata perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo". Il sindaco Bucci: "Più semplice costruire che perdere tempo a litigare". L'architetto Renzo Piano: "Non è un miracolo ma la normalità"
Dopo 620 giorni da quel 14 agosto del 2018 in cui 43 persone persero la vita nel crollo del ponte Morandi, il nuovo viadotto torna a unire le due sponde del Valpolcevera. Una giornata di festa per la città di Genova, ma l’emergenza coronavirus ha costretto le autorità a optare per una cerimonia sobria. “Lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Questa presenza è doverosa ma sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita”, ha detto il premier Giuseppe Conte durante il varo dell’ultimo impalcato del nuovo viadotto, ora completo, in attesa della posa dell’asfalto e dell’inaugurazione ufficiale in estate. “La ferita di Genova non potrà essere completamente rimarginata perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo. I giudizi di responsabilità che sono nati da quella tragedia non si sono ancora completati e devono completarsi“, ha aggiunto Conte, sottolineando però che quello del ponte di Genova “è un cantiere simbolo per l’Italia intera: è il cantiere dell’Italia che sa rialzarsi, che si rimbocca le maniche, non si lascia abbattere, non si lascia sopraffare”. Il premier ha insistito sul fatto che “Genova è un modello per l’Italia. E insegna che il più grande atto d’amore è impegnarsi a ripartire insieme”. Da Genova, ha aggiunto, si irradia “una luce che dà speranza all’Italia intera”.
Il completamento dei 1067 metri di acciaio – La cerimonia si tiene nel cantiere e prevede una delicata operazione in cui l’impalcato del nuovo viadotto è finalmente al suo posto per completare la ‘spina dorsale’ d’acciaio che riunisce la parte est con quella ovest della Valpolcevera. Sono 1067 metri di acciaio composti da 19 campate poste a 40 metri di altezza, sorretti da 18 piloni. A ‘salutare’ quella che è l’ultima operazione della parte ‘d’acciaio’ del ponte è stata la sirena del cantiere che ha avvisato le navi in porto e in rada quando le due sponde si sono riunite con un lungo suono. Un segnale al quale le navi hanno risposto con le loro sirene. Un momento di grande emozione perché se è vero che l’incastro dell’ultima campata non significa veder finito il ponte, è di certo un grande passo avanti verso la fine di una vicenda terribile e straordinaria insieme. Il nuovo ponte ricrea lo skyline perduto con il crollo del Morandi, ricucendo simbolicamente quella ferita che aveva provocato alla città di Genova. L’inaugurazione ufficiale, con la posa dell’asfalto, avverrà in estate.
Conte: “Tragedie del genere non devono ripetersi” – “Ci impegniamo al massimo perché tragedie del genere non abbiano più a ripetersi“, ha detto il premier Conte a Genova. “Ricongiungiamo una importante arteria di comunicazione al centro, al cuore, della città di Genova. La portata concreta di questa giornata è nel fatto che c’è un progetto reale che sta giungendo a completamento”. Qualcuno ha parlato di miracolo: “Credo sia possibile parlare di miracolo, senza enfasi, perché c’è il lavoro di tanti qui, dell’autorità pubblica, dei progettisti e in particolare Renzo Piano, degli operai e i tecnici”, ha commentato il presidente del Consiglio. Per Conte, “tutto il mondo ha guardato quella tragedia, quelle macerie: adesso a fare il giro del mondo saranno queste immagini, della tecnologia, della maestria, della creatività e dell’abnegazione italiana. Genova offrirà un modello per l’Italia intera”, ha ribadito. “Oggi non può essere un giorno di festa ma siamo consapevoli che oggi dalla città della Lanterna si irradia una nuova luce, un nuovo volto sull’Italia intera”, ha aggiunto. Il modello Genova “cercheremo di replicarlo, tanto più oggi mentre viviamo” l’emergenza coronavirus. “L’insegnamento è nel ripartire insieme, nel prenderci per mano, farci forza l’un l’altro, mostrarci responsabili, nel presupposto che ciascuno faccia quel che deve fare. Se lavoreremo così, pur nella consapevolezza delle difficoltà incredibili, avremo coraggio, determinazione, una direzione da inseguire. Non ci fermeremo ad additare nemici: è una distrazione”, ha sottolineato il premier.
Sindaco Bucci: “Più semplice costruire che litigare” – Presenti alla cerimonia anche il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, il commissario per l’emergenza Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci e i vertici di Fincantieri, di Salini Imprergilo e della joint venture PerGenova. Assente invece l’architetto Renzo Piano, in isolamento nella sua casa di Parigi, che questo ponte lo ha pensato e donato alla città. “La prima auto? Tra metà e fine luglio. Per il nome molti bambini hanno mandato suggerimenti, ne stanno arrivando da tutta Italia. Decideremo verso la fine di maggio”, ha detto Bucci all’arrivo in cantiere. “Non sarà il mio ponte ma di tutti, la migliore prova che è più semplice costruire anziché perdere tempo a litigare”, ha aggiunto il sindaco. “Chi non si arrende di fronte alle avversità alla fine vince” ha aggiunto il governatore Giovanni Toti, sottolineando che l’immagine del ponte “è simbolo dell’Italia che non si arrende, della Liguria che non si è mai fermata nonostante tutto portando nel cuore le 43 vittime del Ponte Morandi”.
Renzo Piano: “Non è un miracolo, ma la normalità” – Per il ministro Paola De Micheli, che propone di chiamare “Italia” questo nuovo ponte sottolineando la lezione di Genova, l’infrastruttura è il simbolo che decidere con cautela e attenzione dà risultati. “Vedere completata la struttura del nuovo ponte — ha dichiarato — dimostra, al di là di polemiche e slogan, che in questo tempo faticoso il governo ha saputo prendere decisioni giuste, scegliendo che cosa tenere aperto, come farlo, e cosa chiudere perché insicuro. Genova offriva le condizioni di sicurezza per andare avanti”. E Renzo Piano ha tenuto a sottolineare come questa giornata “non è una festa, è una cosa diversa, è un lavoro che si completa con grande orgoglio, ma che nasce da una tragedia. Non deve più succedere che la parte migliore di questo Paese emerga partendo da una tragedia. Non è un miracolo, ma la normalità. Quando la gente è competente le cose si fanno. E l’Italia è piena di persone competenti. Non abbiamo bisogno di miracoli. Questo ponte è l’esempio come in Italia, se si vuole, le cose di possono fare bene”.
La costruzione del nuovo viadotto – Ufficialmente il cantiere del nuovo ponte di Genova è stato aperto, con la dichiarazione di agibilità e il via ai lavori il 22 marzo 2019. La prima campata è salita tra le pile 5 e 6 il primo ottobre 2019. Molte sono state le difficoltà, nella vita di questo cantiere: a partire dalle allerta rosse tra ottobre e novembre, con focus proprio nella Valpolcevera: piogge torrenziali e mare grosso che hanno ritardato ma non fermato l’arrivo dell’acciaio da Castellammare di Stabia. Poi l’incendio di dicembre nel cassone della pila 13, e infine il coronavirus che ha colpito uno degli operai della ditta Fagioli finendo per metterne in quarantena circa 50. Eppure il cantiere non si è mai fermato: è andato avanti, con eccezionali misure di sicurezza, fino a questo giorno.