Il CERN – l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare – sta contribuendo con circa 10 000 core di computer dal suo centro dati principale a folding@home, il progetto di calcolo distribuito che sfrutta la potenza di calcolo dei computer messi a disposizione da istituzioni e singoli utenti allo scopo di studiare e comprendere meglio il Coronavirus, nella speranza di individuare una cura. Tuttavia, ciò rappresenta solo circa un terzo delle “unità di lavoro” che il team del CERN ha messo a disposizione: le restanti 25mila infatti provengono direttamente dai siti di elaborazione del Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle utilizzato per ricerche sperimentali nel campo della fisica delle particelle. Complessivamente, il team informatico CERN e LHC è così l’87° maggior contributore del progetto dal 21 aprile.
“Il contributo del data center del CERN proviene da macchine che avrebbero dovuto essere ritirate”, ha spiegato Jan van Eldik, leader della sezione Provisioning delle risorse all’interno del gruppo di elaborazione e monitoraggio del dipartimento IT del CERN. “Abbiamo rapidamente sviluppato una procedura per avviare le macchine virtuali che eseguono folding@home sul cloud OpenStack del CERN utilizzando queste risorse”.
Dall’inizio della pandemia di Coronavirus, il progetto folding@home ha visto un aumento di oltre il 1200% del numero di partecipanti, un successo incredibile che tra l’alto ha consentito al programma di aggiungere capacità di calcolo incredibili, superiori anche a quelle dei più potenti supercomputer della Terra.
Anche i singoli però possono contribuire a questo importante progetto. Sarà sufficiente infatti recarvi a questo link, scaricare il client di folding@home, installarlo e avviarlo ogni qual volta il vostro computer desktop o portatile sia acceso, avendo cura di selezionare la voce “Any desease”. Il client provvederà automaticamente a connettersi a un server da cui scaricherà le sequenze da analizzare e a cui poi invierà i risultati. A voi non sarà richiesto di fare altro.