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di Andrea Marchina

Viviamo in una realtà capovolta in cui il governo viene accusato, più o meno implicitamente, di dare troppo ascolto al parere degli scienziati. Quegli stessi scienziati che avrebbero il compito di comprendere a fondo un fenomeno per poi guidarci verso scelte responsabili. Non dovremmo però stupirci troppo, dopo esserci ricordati di vivere nell’era della post-verità. Un’era in cui, per definizione, la trasparenza democratica fa spazio alla demagogia più squallida, mentre il pensiero critico viene sostituito da slogan e teorie del complotto.

Da un lato ci parla la scienza. Mentre le statistiche ci segnalano 2091 nuovi contagi e 382 nuovi decessi solo nella giornata del 28 aprile, le simulazioni dell’Istituto Superiore di Sanità ci indicano che una piena ripartenza delle attività commerciali e il via libera agli spostamenti nel tempo libero causerebbero un aumento del tasso di contagio (R0) fino a 1.97, con la saturazione delle unità di terapia intensiva prevista per l’inizio di agosto. Questo scenario, stimato sui dati epidemiologici attuali, potrebbe drasticamente cambiare se nel frattempo si riuscisse a rallentare ulteriormente la curva dei contagi, il che spiega l’estrema prudenza da parte del Governo nell’approcciarsi alla fase 2.

Dall’altro lato c’è chi non aspettava altro che quel comprensibile cedimento da parte dei cittadini che, non vedendo l’ora di riprendersi la loro vita e le loro attività, hanno manifestato un malcontento generalizzato dopo l’annuncio di ulteriori proroghe. Ed eccoli subito, i due Matteo, uno dall’opposizione e l’altro in qualità di infiltrato nella maggioranza, la stessa che sta cercando di rottamare dal preciso istante in cui lui stesso l’ha fatta nascere.

Il primo ci regala puntualmente uno dei soliti comizi social, farcito di slogan e liste della spesa, in cui chiede a gran voce la riapertura immediata in nome del diritto al lavoro e alla libertà – principi che stridono un tantino se proclamati da uno dei maggiori assenteisti della Repubblica, nonché fan dichiarato del premier ungherese Viktor Orban. Ignorando completamente un altro diritto non proprio trascurabile come la tutela della salute, ci dovrà poi spiegare, il Capitano, come sia possibile salvaguardare i primi due non curandosi minimamente del terzo.

L’altro Matteo, oltre a ripetere il mantra della libertà, termine ormai svuotato del suo nobile significato per l’abuso che se ne sta facendo, pone come condizione di ‘libera tutti’ il fatto che le terapie intensive si siano recentemente iniziate a svuotare, come se questo fosse abbastanza per prevenire una nuova saturazione.

Entrambi si dedicano poi alla retorica del regime, altro termine largamente abusato per infondere una percezione distorta nei cittadini riguardo all’operato del Governo, utilizzando appositamente espressioni come “basta droni e elicotteri”, “controllati e osservati”, “reclusione”, “fateci uscire”; oppure citando a sproposito un presunto attacco alla Costituzione per aver violato le libertà individuali, sebbene la stessa Costituzione ponga la tutela della salute come possibile vincolo in grado di limitare temporaneamente il diritto alla libertà.

Sia i partiti di opposizione che di maggioranza non hanno il diritto, ma il dovere assoluto di criticare costruttivamente il Governo. E se soltanto fossero in grado di lasciare da parte la smania di consenso, si accorgerebbero che di critiche fondate ce ne sarebbero pure, non tanto sui modi e i tempi della riapertura, quanto piuttosto sulla risposta, fin qui insufficiente, alle esigenze economiche di famiglie, lavoratori e imprese. Invece, immancabilmente, si sceglie la via più facile, quella che non richiede l’onere di avanzare proposte concrete alternative, quella per cui si cavalcano gli stati d’animo, si distorce la realtà e si creano false accuse, perdendo ancora una volta l’occasione per dimostrare che quel “prima gli italiani” potrebbe significare qualcosa di più rispetto a un semplice slogan elettorale.

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