Ha annunciato in un discorso televisivo il golpe, proclamando di aver ricevuto un fantomatico “mandato popolare” a governare tutta la Libia sebbene abbia fallito il proprio assalto a Tripoli e gli stia pure sfuggendo di mano il moncone di parlamento rimasto a Tobruk. Ma le dichiarazioni di Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, sconfitto sul campo e isolato a livello internazionale, sono state condannate anche dai suoi alleati. Mosca, che appoggia il generale con almeno 1.400 mercenari del russo “Wagner Group“, ha preso le distanze spiegando di “non approvarle” e il Cairo, indicato da rapporti Onu come suo fornitore di armi assieme ai più platealmente attivi Emirati arabi, ha ribadito l'”attaccamento dell’Egitto alla ricerca di una soluzione politica”. Per completare il quadro, gli Usa “si rammaricano” delle dichiarazioni di Haftar che, per l’Ue – come sottolineato dall’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell – prospettano inaccettabili “soluzioni unilaterali”. Interviene anche la Turchia – che sostiene Al-Serraj, rivale di Haftar a capo del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu – secondo cui il generale della Cirenaica “ha dimostrato ancora una volta che il suo obiettivo è quello di instaurare una dittatura militare nel Paese”.
La Turchia: “Serve soluzione politica” – Haftar, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Ankara, dove si ribadisce la richiesta di arrivare a una soluzione politica del conflitto in Libia e il sostegno al popolo libico, “ha dimostrato ancora una volta che non vuole che la crisi in Libia sia risolta attraverso il dialogo politico, che non sostiene gli sforzi internazionali in questa direzione, compreso l’esito della Conferenza di Berlino, e vuole imporre una dittatura militare nel Paese”. Ankara poi sottolinea che Haftar “ha peggiorato ulteriormente la situazione umanitaria” con i suoi attacchi sulla Libia per oltre un anno. Il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico è anche sotto accusa per aver bloccato la produzione petrolifera, la fornitura di acqua e anche per aver “impedito l’arrivo di forniture mediche di cui il popolo libico ha bisogno”, anche durante la pandemia causata dal Covid-19.
Francia: “Azione militare non è la soluzione”
Al coro di condanna per l’azione del generale Haftar si unisce anche la Francia, in passato accusata di fare il doppio gioco nello scacchiere libico e appoggiare informalmente le forze anti-Sarraj. “La soluzione al conflitto libico non può che passare dal dialogo tra le parti sotto l’egida delle Nazioni Unite e non da decisioni unilaterali. Non c’è alternativa a una soluzione politica inclusiva, nel quadro delle conclusioni della conferenza di Berlino“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri francese, Oliveir Gauvin.
Intanto, però, un caccia Rafale e un aereo da rifornimento francesi hanno sorvolato lo spazio aereo di Misurata proseguendo verso Abu Ghrain senza l’autorizzazione del governo di Tripoli. Il Gna, secondo quanto riferito in una nota dal portavoce del ministero degli Esteri, ha protestato con il ministero degli Esteri francese. Da Parigi, riferiscono fonti libiche, hanno fatto sapere che chiederanno spiegazioni al ministero della Difesa.
L’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland, ha avuto un colloquio con il capo Governo di Accordo Nazionale libico, Fayez al-Sarraj, affermando che gli Stati Uniti “respingono l’iniziativa del comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna) Haftar di proclamare unilateralmente un nuovo futuro per il Paese. Gli Stati Uniti chiedono ancora una volta all’Lna di interrompere le operazioni militari intorno a Tripoli, così che possa iniziare un processo di de-escalation e che le parti possano attuare l’accordo per il cessate il fuoco negoziato nel formato 5+5 a Ginevra il 23 febbraio”.
Ue: “Condanniamo atti unilaterali”
Anche l’Unione europea, tramite il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Peter Stano, si è detta “molto preoccupata per quanto avviene in Libia. Condanniamo gli atti unilaterali, che sono inaccettabili. Evidenziamo che l’unico modo per arrivare alla pace e alla stabilizzazione è attraverso un percorso politico guidato dalle Nazioni Unite. Questo è il focus della nostra attenzione”, ha dichiarato.
A contattare mister Pesc, Josep Borrell, è stato anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che in una telefonata ha parlato degli sviluppi che “preoccupano fortemente l’Italia. Il dialogo politico nel percorso indicato a Berlino rimane l’unica opzione credibile ed effettiva per superare la crisi”.
Le parole di Haftar – Lunedì sera ha presentato alcune manifestazioni di piazza svoltesi negli ultimi giorni in seguito ad un suo appello fatto giovedì come un “mandato a svolgere un compito storico” a “occuparsi del Paese”, insomma attribuirsi pieni poteri per governare la Libia. Ha anche dichiarato la “fine dell’accordo di Skhirat“, quello di fine 2015 su cui si basa il governo del premier Fayez al Sarraj che Haftar sta cercando invano di cacciare con le armi dal 4 aprile dell’anno scorso.
Insomma un “putsch”, come ha dichiarato l’Alto consiglio di Stato (Hsc) di Al-Sarraj. Un golpe anche contro i resti del parlamento di Tobruk presieduto da Aqila Saleh, come ha rimarcato il Consiglio presidenziale di Sarraj: “Il ribelle Haftar si è rivoltato anche contro i corpi politici” che “un giorno l’hanno legittimato”. Saleh peraltro aveva appena ricevuto il plauso (segno “positivo”) della missione delle Nazioni unite in Libia (Unsmil) per una sua proposta in otto punti di ritorno al “dialogo politico”. Saleh ha comunque comunicato, secondo quanto riporta Libyan Address, “che non vi sono divergenze fra lui” e il general Haftar.
Dopo la perdita di città strategiche sulla costa occidentale verso il confine con la Tunisia, e nel pieno di una controffensiva a propulsione turca delle milizie filo-Sarraj a est, in direzione della suo quartier generale avanzato di Tarhuna, l’Alto consiglio di Stato e quello presidenziale di Sarraj hanno sostenuto che l’uomo forte della Cirenaica col proprio annuncio ha voluto camuffare le sconfitte subite.
In questo nuovo acuto nella lunga sequela dei suoi proclami, il 76enne Haftar appare isolato. Il capo ad interim dell’Unsmil (la missione dell’Onu in Libia) Stephanie Williams, dimostrativamente ha chiamato Sarraj sottolineando che “l’Accordo Politico e le istituzioni da questo scaturite rappresentano l’unico quadro di governance internazionalmente riconosciuto” per la Libia. Una posizione riaffermata dall’Italia rinnovando il “pieno sostegno e riconoscimento alle istituzioni libiche legittime riconosciute dalla Comunità internazionale” tra cui l’esecutivo di Sarraj. Roma inoltre “sottolinea che ogni decisione sul futuro della Libia va presa in via consensuale e democratica nel solco dell’Accordo Politico” di Skhirat e “del percorso di stabilizzazione” condotto dall’Onu col “Processo di Berlino”.