Il Dpcm del 26 aprile autorizza la riapertura delle attività di “commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli”, ma attenendosi alle regole su distanziamento sociale, igiene e sanificazione. Nonchè autocertificazione per gli spostamenti, che potranno avvenire solo all'interno della propria regione
Dopo due mesi di lockdown, drammatici per il mercato, anche l’auto prova a ripartire. E lo fa col beneficio d’inventario sulla riapertura dei concessionari. L’ultimo Dpcm del 26 aprile, quello che detta le regole della cosiddetta Fase 2, in teoria autorizza la riapertura delle attività che rientrano nel codice ATECO 45, ovvero quelle di “commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli”. Dealer e officine, per l’appunto.
Si torna alla normalità, dunque? Non proprio. Magari il 4 maggio si riapriranno i battenti per davvero, e sarebbe ora aggiungiamo, ma non v’è dubbio che la procedura d’acquisto assomiglierà tanto a un percorso a ostacoli.
Innanzitutto, c’è da tenere presente che l’ultimo decreto del premier Conte non autorizza la libera circolazione. Per spostarci o incontrare altre persone (i famigerati “congiunti”) dal 4 maggio in poi, continueremo a presentare un’autocertificazione che attesta il nostro stato di necessità. E’ non è detto che, a parte alcune categorie professionali (medici, operatori sanitari, ad esempio), questo valga per chiunque si rechi presso un concessionario. Si potrebbe arrivare al paradosso di dealer aperti, ma poche persone che siano realmente autorizzate a recarvisi.
Discorso diverso, probabilmente, potrebbe essere quello che riguarda chi l’auto nuova (o usata) l’ha già comprata e aspetta di ritirarla oppure chi deve effettuare delle riparazioni (non le revisioni, che sono posticipate) e magari è appiedato. In quel caso lo stato di necessità sembra più evidente, anche se l’ultima parola spetta sempre a chi effettua i controlli.
Il tutto, ovviamente, se si rimane dentro i confini della propria regione: altrimenti il divieto rimane tassativo.
Cambia ovviamente anche la modalità con cui tali visite vanno effettuate. Il Dpcm del 26 aprile dispone che le attività si dovranno svolgere seguendo i protocolli di sicurezza indicati dal Governo. Ovvero evitando assembramenti, mantenendo le distanze e potendo contare su dispositivi di protezione e disinfettanti. Nonché su vetture sanificate, sia quelle in esposizione che quelle utilizzate per i test drive (igienizzate dopo ogni prova). Per la contrattazione cliente/venditore, saranno poi necessari divisori in plexiglass, come già accade alle casse dei supermercati.
Dovendo dunque le aziende rispettare il protocollo sul contenimento del Covid 19 sui luoghi di lavoro, l’unica strada percorribile è quella delle visite solo su appuntamento, o di successivi test drive (anche a domicilio, come ad esempio prevede la rete dei concessionari Fca). Certo è che comprare un’auto, ai tempi del Coronavirus, non sarà semplice come prima.