La Commissione europea smentisce che al momento sia prevista una “sorveglianza rafforzata” per i Paesi che ricorreranno alle linee di credito del Mes “senza condizionalità” se non quella di utilizzare i fondi per spese sanitarie dirette o indirette. La risposta di Palazzo Berlaymont arriva per bocca della portavoce Marta Wieczorek che ha risposto alle domande dei giornalisti durante un briefing. “Non commentiamo i documenti non ancora pubblicati o in discussione. La Commissione non ha ancora preso decisioni sull’implementazione dell’accordo” sull’uso del Mes “e comunque tutto il sistema di monitoraggio o di sorveglianza sarà in linea con l’accordo politico raggiunto dall’Eurogruppo e dal Consiglio europeo“.
Repubblica questa mattina aveva titolato: “Nel Mes spunta la sorveglianza rafforzata. Commissione e Bce sorveglieranno l’Italia”. Secondo il quotidiano della famiglia Agnelli a far sorgere il dubbio è un passaggio del term sheet (i punti dell’accordo) comunicato ieri sera dal direttore generale Klaus Regling agli Stati: “La frase tecnica è ‘la Commissione europea chiarirà monitoraggio e sorveglianza in accordo con le regole del Two Pack‘. Un passaggio obbligato dal Trattato del Meccanismo europeo che implica una sorveglianza rafforzata da parte della stessa Commissione e della Bce“. Tanto è bastato perché il deputato Claudio Borghi (Lega) prendesse spunto dal pezzo di Repubblica – “non un quotidiano leghista” – per rivolgersi nell’aula della Camera agli alleati di Forza Italia dicendo che “i miliardi del Mes non sono un regalo, quei soldi si pagano con la libertà”.
In realtà, l’accordo è ancora oggetto di trattative e nulla sarà deciso fino all’Eurogruppo del prossimo 8 maggio. Il regolamento 472/2013, parte del Two pack, parla tra le altre cose della possibilità per la Commissione di “sottoporre a sorveglianza rafforzata uno Stato membro che si trovi o rischi di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la sua stabilità finanziaria, con probabili ripercussioni negative su altri Stati membri nella zona euro”, ma questo non vale solo per i Paesi che chiedano assistenza finanziaria. Si applica potenzialmente a tutti, Mes o non Mes. Il fatto che l’Italia decida di accettare i 36 miliardi di prestito che potrebbe ottenere dal fondo salva Stati non cambierebbe le cose, dunque.
In ogni caso sulle condizioni che regoleranno la nuova linea di credito ad hoc per l’emergenza Covid non c’è ancora niente di deciso come ha chiarito la stessa Commissione: “Il lavoro sull’operatività dello strumento a supporto delle crisi del Mes è in corso. Posso solo ricordare quanto deciso dall’Eurogruppo il 9 aprile e poi avallato dal Consiglio europeo il 23 aprile – ha continuato Wieczorek – Il solo requisito per avere accesso alla linea di credito è che i Paesi dell’eurozona che ne fanno richiesta si impegnino a usarla per sostenere le spese domestiche per cure sanitarie dirette o indirette e per la prevenzione relativa alla crisi del Covid-19“. Nulla di paragonabile alle richieste fatte alla Grecia quando il governo di Atene decise di fare ricorso a questo strumento.