A un ultimatum diretto in aula, col presidente del consiglio ai banchi del governo, Matteo Renzi non era mai arrivato. Neanche prima dell’esplosione dell’epidemia di coronavirus. Ma dopo settimane di minacce inviate in direzione Palazzo Chigi dalle colonne dei giornali, l’ex segretario del Pd ha messo formalmente sotto ricatto il governo. E ha deciso di farlo in una fase cruciale: quella della ripartenza. È proprio per parlare delle riaperture che Giuseppe Conte illustra la sua informativa al Senato, dopo averlo fatto alla Camera. Già in mattinata fonti di Italia viva, il piccolo partito fondato da Renzi, fanno sapere alle agenzie che in aula il loro capo lancerà un ultimatum al premier. Cosa che puntualmente avviene. Renzi parla meno di dieci minuti ma la notizia, come accade sui giornali, è all’inizio quando definisce il suo intervento “un ultimo appello da parte della mia forza politica. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia viva”.

“Quale ultimatum? Renzi ha chiesto di fare politica? E’ quello che stiamo facendo, quindi non c’è nessun ultimatum” commenta il premier Giuseppe Conte dopo l’informativa in Aula. “Quindi la maggioranza esiste ancora?”, gli viene chiesto dai cronisti. ““, risponde il presidente del Consiglio prima di uscire da Palazzo Madama. “Mi auguro che ci sia concordia per sconfiggere il virus, sostenere le imprese, il lavoro e stare vicini a chi soffre”, risponde invece il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, intervistato al Tg1. “Dobbiamo ora affrontare il tema di sconfiggere il virus, aiutare le imprese e sostenere il lavoro. Questo lo deve fare un governo che una maggioranza ce l’ha, con un confronto con l’opposizione”.

“Glielo diciamo in faccia: siamo a un bivio – dice Renzi a Conte – Lei è stato bravo a rassicurare gli italiani, è stato molto bravo. Il punto però è che nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione. C’è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Dia un occhio in più ai dati dell’Istat o noi non saremo al suo fianco. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia viva”. In realtà quindi quello dell’ex premier più che un ultimatum è una minaccia di ultimatum, visto che non si concretizza in una conditio sine qua non. Cosa dovrebbe fare Conte per conservare il sostegno di Italia viva? E cosa invece dovrebbe evitare di fare il presidente del consiglio per non perdere l’appoggio dei renziani? L’ex sindaco di Firenze non lo dice. O meglio si limita a un titolo: se Conte sceglierà la strada del populismo i renziani non ci saranno. Non è dato sapere come si fa a scegliere o a evitare, nella visione renziana, la strada del populismo.

In ogni caso Italia viva, dice Renzi, voterà “il decreto sulla liquidità predisposto da Gualtieri ma il mondo va avanti e di fronte a questo ora è il momento di agire: prevenire, non rincorrere”. Secondo l’ex segretario del Pd l’utilizzo del Dpcm è uno strappo alla Carta: “Non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini per darli ad altri. E’ un fatto costituzionale che dobbiamo difendere insieme”. Per il resto Renzi dice in aula quello che in pratica ha già dichiarato alcune settimane fa: bisogna procedere con le riaperture. Gli scienziati in quell’occasione avevano spiegato che si trattava di una follia, e quindi oggi Renzi propone di non seguire la scienza: “Non possiamo delegare tutto alla comunità scientifica. In passato il Paese troppe volte la politica ha abdicato”. Quando? “Nel 92-93 ha abdicato alla magistratura, nel primo decennio del 2000 quando ha abdicato ai tecnici”, sostiene l’ex leader del centrosinistra, riferendosi praticamente a Tangentopoli. “Ora – continua – non possiamo abdicare ai virologi, non possiamo chiedere loro come combattere la disoccupazione, tocca alla politica”. Renzi, poi, si spinge oltre. Sostenenendo che “quando diciamo di riaprire, onoriamo quei morti”. Cioè quelli del coronavirus. “La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire”.

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