Riaprono le cucine dei ristoranti del centro storico di Palermo, ma solo per un giorno. Nella giornata del 1 maggio, la festa dei lavoratori, i ristoranti che parteciperanno allo “Sciopero alla rovescia” cucineranno 2mila piatti che più di 50 volontari distribuiranno alle famiglie in difficoltà nel centro della città.
Mentre al nord alcune fabbriche ripartono, i motori principali dell’economia del meridione, il turismo e la ristorazione, continuano a rimanere chiusi nell’incertezza di come riusciranno a tornare al lavoro. I ristoratori palermitani, però, hanno deciso di reagire promuovendo lo “Sciopero alla Rovescia”. Il primo a organizzare questo tipo di protesta non violenta fu Danilo Dolci nel 1956 a Partinico, in provincia di Palermo: “Credo che uno sciopero debba essere sempre, oltre che scienza, un’opera d’arte” lo “sciopero alla rovescia”. L’obiettivo di allora è lo stesso di oggi, ovvero rivendicare il diritto al lavoro dei tanti operai inoccupati. Così, fermi dal Covid, i ristoratori protesteranno preparando 2mila pasti per le famiglie più in difficoltà per far sentire la propria e reclamare le necessarie e urgenti soluzioni che il governo nazionale deve mettere in atto per garantire una giusta ripartenza.
L’iniziativa è organizzata dalla Prima Circoscrizione, da Sos Ballarò e da Kala Onlus in collaborazione con Kalsa Solidale e Ubuntu. Un contributo di 2mila euro è stato ricavato dalla raccolta fondi “Un banco del sorriso a Ballarò“, la campagna lanciata subito dopo il lockdown per avviare azioni di supporto alimentare alle famiglie in difficoltà. Le attività commerciali fin qui coinvolte sono: Fabrica 102, Moltivolti, Ballarak, Santamarina, Il Vicolo, Balata, Bisso Bistrot, Le Freschette Biobistrot, Porta Sant’Agata, Quattro Mani, Osteria Mangia e Bevi, Cotti in Fragranza.