L'attrice ha inaugurato il Concertone del Primo Maggio da una Piazza San Giovanni vuota e spenta. Un monologo dedicato a tutti i lavoratori che oggi non hanno risposte, a causa della pandemia che ha bloccato gran parte della macchina produttiva italiana
In una Piazza San Giovanni spenta e vuota, Ambra Angiolini ha dato il via a una edizione anomala del Concertone del Primo Maggio, che a causa della pandemia, ha dovuto lasciare il chiasso e il clamore per vivere al chiuso, all’Auditorium di Roma, ma anche in altre location italiane da Bologna a Napoli. Interventi live registrati in sicurezza. Una edizione per certi versi storica per “Musica per l’Italia – Lavoro in sicurezza: per costruire il futuro”.
“Abbiamo scelto di iniziare da piazza San Giovanni, perché nella sua drammaticità questo è un Primo Maggio sicuramente eccezionale. Eccezionale perché tutti abbiamo lo stesso desiderio: quello di ripartire – ha detto subito Ambra, visibilmente commossa -. Non si tratterà di una festa quest’anno perché ci siamo accorti che tanti operatori sanitari non hanno lavorato con la giusta tutela”.
Poi l’attacco duro: “Ci siamo accorti che è partita la campagna elettorale immediatamente, e di come le falle siano state coperte dai risparmi della gente comune, quella stessa gente che ora sta rischiando il lavoro. Ci siamo accorti che troppo dire fa male, soprattutto se confuso. Ma ci facciamo un applauso perché ci siamo accorti tutti di quanta forza siamo capaci”.
Ambra ha continuato: “Tutti abbiamo bisogno di ripartire non possiamo fare a meno del lavoro, dei diritti e delle tutele. Siamo in Piazza per proteggere quelli che non ci stanno, le domande sono le uniche certezze che abbiamo. Lasciamo la piazza con la volontà di tornarci il prossimo anno con musica e risposte”. Infine la chiusura prima di lanciare una carrellata di video di lavoratori e lavoratrici, alle prese con la difficoltà della pandemia: “Tra poco lasceremo questa piazza perché questa non è una festa. Però ci siamo anche accorti di quanta forza siamo capaci, voglio farvi una domanda: come state?”.