Ambiente & Veleni

Coronavirus, carpooling in sicurezza per la Fase 2. Dall’equipaggio alla sanificazione. Il virologo Pregliasco: “Può funzionare”

Condividendo un’auto, è l’assunto, si evita di sovraccaricare i mezzi pubblici e si abbassa il rischio contagio, si risparmia denaro e si emettono meno CO2 e particolato rispetto all’uso privato di una vettura

Il carpooling ‘in sicurezza’ come soluzione all’emergenza mobilità. È la proposta lanciata da Jojob per la cosiddetta Fase 2. Condividendo un’auto, è l’assunto, si evita di sovraccaricare i mezzi pubblici e si abbassa il rischio contagio, si risparmia denaro e si emettono meno CO2 e particolato rispetto all’uso privato di un’auto. Così Jojob ha condotto un sondaggio per indagare sulla percezione del rischio dei dipendenti e ha approntato la sua idea di carpooling aziendale da adottare già dal 4 maggio, quando partirà la fase che vedrà riaprire progressivamente alcune attività lavorative: 2,8 milioni di lavoratori italiani, laddove non sarà permesso lo smart working, torneranno negli uffici e nelle sedi aziendali. Il tema della mobilità casa-lavoro diventerà, quindi, cruciale sia dal punto di vista sanitario che ambientale.

LA PROPOSTA DI JOJOB – L’azienda ha immaginato un servizio ‘ridotto’: equipaggio di massimo due persone, sedute una davanti e una dietro e dotate di dispositivi di sicurezza adeguati (guanti e mascherine). Con l’invito, da parte dell’azienda, di sanificare con regolarità l’abitacolo e di creare degli equipaggi fissi. Cosa ne pensano i dipendenti? Il 62% degli intervistati nel sondaggio considera sicuro il carpooling fatto con questi accorgimenti.

IL VIROLOGO: “PUÒ FUNZIONARE” – Il fattoquotidiano.it ha girato la domanda a Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, che in questi giorni ha già parlato di come si possa prevedere un cambio nelle abitudini degli italiani, per esempio, incentivando gli spostamenti in bicicletta “ottima alternativa non solo ai mezzi pubblici, ma anche all’automobile”. E questa nuova versione di carpooling aziendale? Nel 2019, secondo i dati di Jojob, sono stati percorsi oltre 4 milioni di chilometri condividendo l’auto nel tragitto a casa-lavoro, risparmiando ben quasi sei milioni di chilometri e contribuendo a togliere dalla strada circa 200mila auto, con non solo in termini di emissioni di CO2 (oltre 760mila kg), ma anche di risparmio per ciascun utente (1.966,20 euro). Sicuramente è uno strumento in crescita, ma in questa nuova versione può ritenersi anche sicuro? “Credo di sì, anche perché in questo modo si rispettano le prescrizioni che sono state date anche per i taxi, dove è vietato sedere accanto al conducente, che dovrà indossare dispositivi di protezione”. A bordo, sul sedile posteriore dei taxi, potranno salire due passeggeri, se muniti di protezioni, uno solo se è senza protezioni. Resta allo studio la possibilità di installare un divisorio in plexiglass, con una apertura per il pagamento e la consegna della ricevuta. Poi, però, c’è l’obbligo di sanificazione delle vetture. “Nel caso del carpooling proposto – spiega Pregnasco – è chiaro che non si può sanificare tutta l’auto dopo ogni viaggio, ma è necessaria molta attenzione all’igiene e alla pulizia del volante e del pomello del cambio, anche se parliamo di equipaggi fissi”.

LA RESPONSABILITÀ DEI SINGOLI – Secondo lei siamo pronti? “Molto dipenderà dalla responsabilità dei singoli. Mi viene in mente ciò che è accaduto in Svezia, indicata dll’Organizzazione mondiale della Sanità come modello per la fase 2”. A quelle latitudini stanno imparando a convivere con il virus e si sono basati su un rapporto di fiducia con la cittadinanza, puntando su sanità pubblica, protezione delle residenze assistenziali, misure di igiene, distanziamento e utilizzo dei dispositivi di sicurezza. “Bisognerà essere responsabili – sottolinea Pregliasco – anche nella mobilità”.

IL SONDAGGIO – Di fatto, i dipendenti che prima del lockdown utilizzavano il trasporto pubblico (bus, metro, treno) nel 60% dei casi cercheranno, con la riapertura, delle alternative. Uno su tre propende per l’utilizzo dell’auto privata, una scelta che tuttavia rischia di avere gravi conseguenze dal punto di vista economico e ambientale. In effetti, l’85% degli intervistati si dice preoccupato dal potenziale aumento dell’inquinamento atmosferico e l’83% ritiene che nella Fase 2 l’ambiente meriti di essere difeso al pari della salute. Per incentivare questo tipo di mobilità, a partire dal 4 maggio il servizio di Jojob sarà messo a disposizione gratuitamente – per tutto maggio e giugno – per le aziende e i dipendenti che ne faranno richiesta. “Il problema del contagio sui mezzi di trasporto esiste, ma possiamo mettere in atto soluzioni pratiche ed economiche in grado di ridurre i rischi nella tratta casa-lavoro” ha dichiarato Gerard Albertengo, ceo e fondatore di Jojob. Attraverso una piattaforma web e una app per smartphone, i dipendenti potranno mettersi in contatto con colleghi o dipendenti di aziende con sedi vicine che abbiano un tragitto compatibile per poter organizzare un viaggio insieme, dividendone i costi, e anche di certificare i viaggi casa-lavoro percorsi in carpooling, a piedi e in bici, nonché le ore di lavoro svolte in smart working.