La riapertura finalmente sembra possibile, ma adesso inizia l’ora della prudenza, perché non vanno vanificati gli sforzi fatti e soprattutto non va dimenticata “l’angoscia delle settimane precedenti”. Anzi, la ripresa dovrà essere l’occasione, con il tempestivo sostegno a famiglie e imprese, per un riscatto del Paese, per “affrontare ritardi antichi“, come la disoccupazione giovanile e delle donne, gli squilibri tra Nord e Sud ma anche il lavoro nero, con un ripensamento dei processi produttivi, che dovrà vedere protagonisti imprenditoria e mondo della ricerca. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso del Primo maggio agli italiani, il quarto rivolto ai suoi concittadini dall’inizio della pandemia, cerca di indicare alla classe politica un orizzonte più lungo e più profondo delle loro liti di breve raggio (fotografate durante l’informativa in Parlamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte).
Il suo richiamo è rivolto soprattutto a chi vuole riaprire in fretta. Mentre alcune Regioni costringono il governo a un braccio di ferro sulle misure, ultima la Regione Calabria con la governatrice Santelli che ha disposto l’apertura di bar e ristoranti, il capo dello Stato richiede leale collaborazione “tra le istituzioni e nelle istituzioni”. E quindi anche in una maggioranza che mostra segni di cedimento man mano che si avvicina alla fase 2, per via del ricatto di Matteo Renzi che nell’Aula del Senato ha chiesto un’accelerazione della riapertura, minacciando in caso contrario di passare all’opposizione. Proprio al governo Mattarella raccomanda invece “indirizzi chiari e ragionevoli“. Torna in mente la confusione post conferenza stampa del premier Conte sul nuovo dpcm, quando alcune delle nuove regole non sono apparse subito comprensibili ai cittadini. Emblematico il caso del termine congiunti. Ma, oltre al rispetto delle indicazioni, aggiunge Mattarella, “è soprattutto decisiva la spontanea capacità di adottare comportamenti coerenti nella comune responsabilità di sicurezza per la salute”.
Nessun dimentichi l’angoscia, serve leale collaborazione – “Non vanno resi vani i sacrifici fatti sin qui se vogliamo assieme riconquistare, senza essere costretti a passi indietro, condizioni di crescente serenità. Non va dimenticata l’angoscia delle settimane precedenti, sotto la violenta e veloce aggressione del virus, né che abbiamo superato i 200mila contagi e che ogni giorno dobbiamo piangere alcune centinaia di vittime“, è il monito di Mattarella in uno dei passaggi chiave del suo messaggio. La situazione, dunque, “richiede un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni”. Questa è la richiesta del presidente a istituzioni, forze politiche ed enti locali in occasione del primo maggio.
“So che possiamo fare affidamento sul senso di responsabilità dei nostri concittadini – manifestato, in questo periodo, in misura ammirevole dalla loro quasi totalità – perché, nelle nuove condizioni, ci si continui a comportare con la necessaria prudenza“, scrive ancora Mattarella nel suo messaggio. “Sono necessarie indicazioni – ragionevoli e chiare – da parte delle istituzioni di governo ma, oltre al loro rispetto, è soprattutto decisiva la spontanea capacità di adottare comportamenti coerenti nella comune responsabilità di sicurezza per la salute. Attraversiamo un passaggio d’epoca pieno di difficoltà. Riusciremo a superarle“, conclude il presidente Sergio Mattarella.
L’Italia vuole costruire il suo domani – “Viviamo questo Primo maggio con il pensiero all’Italia che vuole costruire il suo domani. Non ci può essere Repubblica senza lavoro, come afferma solennemente il primo articolo della nostra Costituzione“. È invece l’incipit del messaggio di Mattarella, che poi prosegue: “Il lavoro è stato motore di crescita sociale, economica, nei diritti, in questi settantaquattro anni di Repubblica. Perché il lavoro è condizione di libertà, di dignità e di autonomia per le persone. Consente a ciascuno di costruire il proprio futuro e di rendere l’intera comunità più intensamente unita”. “Il lavoro è condizione di libertà” e questo concetto “va ribadito con determinazione nella attuale situazione, in cui la diffusione del virus ha colpito duramente il nostro popolo, costringendoci, a un temporaneo congelamento delle attività. In Italia, come in tutto il mondo, le conseguenze della pandemia mettono a rischio tanti posti di lavoro”, ricorda il presidente della Repubblica.
Che ha voluto ancora una volta sottolineare “l’opera svolta da medici, infermieri, altri operatori sanitari, farmacisti, con tanti fra di loro caduti nello svolgimento dei propri compiti. Il lavoro di Forze dell’Ordine, Forze Armate, operatori del settore della logistica e dei trasporti, della distribuzione, di filiere produttive essenziali, del sistema di istruzione, pur tra molte difficoltà, ha consentito, giorno dopo giorno, al nostro Paese di non fermarsi e di andare avanti, sia pure funzionando a velocità ridotta“.
Paese maturo e forte, si riparta dal lavoro – Se “appare finalmente possibile un graduale superamento delle restrizioni”, ora bisogna “guardare alla ripresa: e ad essa, vanno indirizzati, in modo concorde, gli sforzi di tutti, senza distrazioni o negligenze“. Questo è l’invito generale che Mattarella lancia a tutti, dalle forze politiche ai cittadini, dal governo agli enti locali, in occasione del primo maggio. “A partire dal lavoro si deve ridisegnare il modo di essere di un Paese maturo e forte come l’Italia”. In questa fase servono “gli sforzi di tutti, a cominciare dal consolidamento dei risultati sin qui ottenuti nella lotta al virus, a un equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito, in modo da conservare intatte tutte le risorse del nostro capitale sociale e da consentire di far sopravvivere e far compiere un salto di qualità alla organizzazione delle imprese e alla offerta di servizi, con scelte avvedute, nella consapevolezza che sono destinate a incidere sulla qualità della vita di ciascuna famiglia, sugli stessi tempi e ritmi della vita quotidiana delle persone”.
“La battuta d’arresto che abbiamo subìto spinge ad accelerare verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia, con scelte lungimiranti, cui possono con efficacia contribuire le importanti decisioni già assunte e in corso di definizione da parte dell’Unione Europea“, aggiunge ancora il Capo di Stato parlando del dibattito in corso in Europa sulle misure per fronteggiare la crisi economica.
Sia occasione per sconfiggere ritardi sud e lavoro nero – “Molto cambierà nella vita delle nostre società. Questo cambiamento – esorta Mattarella – andrà sapientemente governato affinché la nuova fase non comporti condizioni di ulteriori precarietà ed esclusioni ma sia l’occasione, al contrario, per affrontare efficacemente ritardi antichi come quelli del lavoro per i giovani e le donne, particolarmente acuti nelle aree del Mezzogiorno. Come il lavoro in nero o irregolare, da fare emergere per esigenza di giustizia e contro l’insopportabile sfruttamento. Il ruolo degli imprenditori appare centrale, assieme a quello della ricerca, in questo processo di riprogettazione delle filiere produttive e distributive”, sottolinea il presidente della Repubblica.
“Oggi, mentre celebriamo in modo così diverso dal consueto questo Primo maggio, non possiamo non riconoscere gli importanti traguardi di giustizia sociale conseguiti attraverso le battaglie dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, efficaci strumenti di progresso ed eguaglianza. Le Confederazioni sindacali hanno dedicato questa giornata al lavoro in sicurezza, per rendere solida e non fugace la prospettiva di rilancio”, evidenzia ancora Mattarella. Che poi si sofferma su un altro concetto: “Non può esservi – e non vi è – contrapposizione tra sicurezza, salute e lavoro. È stata avviata la graduale ripresa della nostra vita sociale e di molte attività economiche. La ripresa è possibile perché nei quasi due mesi precedenti siamo riusciti ad attenuare molto la pericolosità dell’epidemia. Dobbiamo difendere questo risultato a tutela della nostra salute”.