Giustizia & Impunità

Carceri, Bonafede sceglie Dino Petralia come nuovo direttore del Dap. Sarà un vertice antimafia insieme al vice Roberto Tartaglia. Il ministro della Giustizia: “Un magistrato che ha speso la vita per la giustizia”

Già procuratore generale a Reggio Calabria e prima ancora procuratore aggiunto a Palermo, il magistrato occuperà la poltrona lasciata libera da Fancesco Basentini che si è dimesso dopo giorni di polemiche

Una carriera nel segno dell’Antimafia. Sarà Dino Petralia, già procuratore generale a Reggio Calabria e prima ancora procuratore aggiunto a Palermo, a guidare il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dopo le dimissioni di Francesco Basentini, arrivate dopo le polemiche sulle scarcerazioni di boss e per la gestione delle rivolte nella carceri. Un’altra mossa politica chiara del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dopo la scelta di Roberto Tartaglia, già pm antimafia, alla poltrona di vice. Le scarcerazioni di mafiosi e camorristi hanno colpito profondamente il Guardasigilli e preoccupato tutte le forze politiche. Senza dimenticare le riflessioni amare di chi da sempre è in prima linea contro la criminalità organizzata.

Le dimissioni di Basentini – La disastrosa gestione delle rivolte carcerarie dei mesi scorsi, dietro le quali c’è l’ombra della regia della criminalità organizzata e soprattutto, la circolare del 21 marzo legata all’emergenza coronavirus – raccontata da ilfattoquotidiano.it – che ha spinto gli avvocati dei boss a chiedere gli arresti domiciliari per rischio contagio, come dimostrano le intercettazioni in carcere pubblicate dal Fatto, e la gestione del caso del boss dei Casalesi Pasquale Zagaria, sono stati gli errori gravi che hanno portato alle dimissioni un direttore del Dap che è stato sempre ritenuto inadeguato da chi in quell’ufficio delicatissimo, ci lavora da anni. C’era la necessità di una svolta, di un cambio di registro e di passo, rispetto alla gestione di un dipartimento che la necessità di coniugare i diritti dei detenuti tutti e le esigenza di giustizia per chi ha commesso reati gravissimi di cui non si è mai pentito,

Il profilo del magistrato – Bonafede ha chiesto al Csm il collocamento fuori ruolo del procuratore e la sua destinazione a capo del Dipartimento. Ora con l’arrivo di Dino Petralia – che a Palermo si è occupato anche del caso delle firme false M5s e a Marsala anche di traffico di esseri umani e armi – e Tartaglia si intende dare questo nuovo corso. Petralia, 67 anni, siciliano, ha lavorato a Trapani ed è stato procuratore di Sciacca. Prima ancora era stato in servizio come giudice istruttore, nel 2006 diventa consigliere del Csm. Tre anni viene nominato procuratore generale a Reggio Calabria. Avrebbe voluto occupare la poltrona di capo della procura di Torino, dopo il pensionamento di Armando Spataro, ma “sdegnato” perché il suo nome era comparso in qualche conversazione dello scandalo delle nomine al Csm, aveva ritirato la domanda. Petralia, intervistato dal FattoQuotidiano nel 2009 a proposito del caso del giudice Mesiano, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e del rispetto della Costituzione.

La carriera tra Sicilia e Csm – Formalizzando la sua nomina Bonafede ha fornito il curriculum completo del magistrato. Bernardo “Dino” Petralia entra in magistratura nel 1980 e per lui subito una significativa esperienza alla procura di Trapani, al fianco di Gian Giacomo Ciaccio Montalto, magistrato ucciso dalla mafia nel 1983. È stato giudice a Marsala, dove ha celebrato i primi processi per mafia col nuovo rito e nel 1996 diventa uno dei più giovani procuratori, a Sciacca, nell’agrigentino, dove si ferma per circa un decennio. Nel 2006 diventa consigliere del Csm dove fa parte delle commissione prima, quinta e settima. Nel 2010 l’occasione di rientrare a Marsala ricoprendo il ruolo di semplice sostituto procuratore. Tre anni dopo a Palermo come procuratore aggiunto, dove, tra l’altro, diventa coordinatore del pool sui reati contro la pubblica amministrazione e guida il gruppo di lavoro che si occupa di ricalcolare il cosiddetto “cumulo” per boss di Cosa nostra di primo piano come, tra gli altri, Bernardo Provenzano. Nel 2017 diventa procuratore generale a Reggio Calabria dove si occupa di ‘ndrangheta e continua la sua opera nell’applicazione delle nuove norma sul sequestro dei beni. Nella sua carriera, Dino Petralia ha anche fatto da “docente” per la Polizia Penitenziaria alla Scuola di formazione e aggiornamento di San Pietro Clarenza e ha fatto parte del Gruppo di lavoro sul riordino delle spese di intercettazione del ministero della Giustizia.

Bonafede: “Un magistrato che ha speso la sua vita per la giustizia” – “In attesa della risposta del Csm posso solo dire che Petralia è un magistrato che ha speso la sua vita per la giustizia e la lotta alla mafia – dice Bonafede, interpellato dall’Ansa – Approfitto per fare gli auguri di buon lavoro a Roberto Tartaglia, visto che oggi ha preso possesso della nuova carica”. “Conosco da anni Dino Petralia, la sua serietà e competenza. Se il Csm ne confermasse la nomina a capo Dap proposta dal ministro Bonafede – scrive su Twitter il senatore di Leu Pietro Grasso – sarebbe un’ottima notizia. Lui e il vice Tartaglia sapranno affrontare con rigore e nel rispetto dei diritti il delicato tema delle carceri”. “Auguri a Dino Petralia chiamato dal ministro Bonafede a svolgere l’alto compito di dirigere l’amministrazione penitenziaria. Il suo percorso professionale e la stima conquistata – dice Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputata M5s – sono una solida garanzia per l’incarico che gli è stato affidato, quello di applicare la massima sicurezza per la detenzione dei mafiosi e di assicurare che le carceri siano luoghi dove viene applicata la Costituzione e la legge“.