Società

Coronavirus, noi italiani siamo dei bambini

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di Stella Saccà

Noi italiani siamo dei bambini quando siamo impazienti, capricciosi, egoisti. Non perché siamo cattivi, ma perché non abbiamo esperienza, come appunto i bambini, per capire cosa voglia dire pensare agli altri.

Noi italiani siamo dei bambini quando diciamo “Io esco, tanto come fanno a sapere dove vado”, perché questo equivale all’atteggiamento tipico del bambino che, bonariamente perché non ha la consapevolezza del danno che potrebbe arrecare a sé e/o agli altri, si tuffa in mare in piena digestione. Ci sarebbe da dire “Vuoi uscire? Esci. Vuoi riaprire il salone di bellezza? Aprilo. Vuoi riaprire i ristoranti? Aprili”. Poi quando saremo di nuovo punto e a capo cazzi tuoi‘.

Certo così sarebbe come dire a un bambino: ‘Ti è venuta la congestione? Che ti avevo detto? Ora svieni e affoghi’. E (quasi) nessuno lascerebbe mai un bambino affogare. Nemmeno se c’è da buttarsi in acqua gelida.

Noi italiani siamo dei bambini quando ci lamentiamo, quando proclamiamo i numerosi ‘Perché lui sì e io no?’. Sono bambini gli artisti, quelli che sono anni che lavorano gratis, quelli che assumono gratis, quelli che ‘lavorano sempre loro’, quelli che pagano gli artisti per dire quello che pensano ma lasciano morire quel pensiero su degli schermi e su delle pagine. Dove erano questi bambini quando c’era la libertà di aggiustare le cose?

Noi italiani siamo dei bambini quando parliamo di ritorno al fascismo con i nonni (i pochi scampati sia alla guerra sia al Covid-19) che ci rispondono: “No, il fascismo non era così; manco per il cazzo tesoro”. Noi italiani siamo dei bambini quando parliamo di privazione della libertà e dittatura perché sono aperti i tabaccai e non i teatri (vallo a dire ai cinesi o ai venezuelani).

Noi italiani siamo dei bambini quando diciamo che è un’oscenità che possiamo andare a fare la spesa ma non a stringere la mano a un parente morente. È vero, lo è. Ma accompagnare 27.359 persone a morire avrebbe significato avere 27.359 esseri umani probabilmente infetti negli ospedali. La cosa buffa è che a lamentarsi di questo sono gli altri, non quelli che non hanno potuto accompagnare a morire qualcuno, perché quando si mette in discussione la vita, anche i bambini capiscono.

Noi italiani siamo dei bambini: se non veniamo messi in punizione non capiamo cosa è giusto e cosa è sbagliato, ecco perché a noi chiedono la giustificazione per uscire e in altri stati ci si raccomanda sapendo che la maggioranza delle persone agirà da adulti consapevoli.

Noi italiani siamo dei bambini quando non facciamo altro che rompere le palle dall’angolo in cui ci hanno messo in punizione. Che differenza c’è con un bambino che scoppia a piangere perché vuole il gelato durante un funerale? Forse nessuna.

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