A un mese circa dal deposito della sentenza che il 9 gennaio scorso ha visto l'ex Nar, Gilberto Cavallini, condannato all'ergastolo per concorso nella strage di Bologna (2 agosto 1980), c'è una notizia di cronaca che ci ricorda come sul massacro della stazione, 85 morti e 200 feriti, non si smetta di indagare nonostante la chiusura indagini sui i presunti mandanti
A un mese circa dal deposito della sentenza che il 9 gennaio scorso ha visto l’ex Nar, Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo per concorso nella strage di Bologna (2 agosto 1980), c’è una notizia di cronaca che ci ricorda come sul massacro della stazione, 85 morti e 200 feriti, non si smetta di indagare nonostante la chiusura indagini sui i presunti mandanti. Questa mattina la Digos di Bologna, per conto della Procura di Bologna, ha acquisito il girato dell’inchiesta “Il virus nero” di Giorgio Mottola, andata in onda lo scorso lunedì nella puntata di Report, e la documentazione relativa alle notizie inedite trasmesse.
Nel corso del servizio, Report, come si legge nella nota della trasmissione, aveva mostrato documenti inediti relativi al sostegno dato in Inghilterra alla latitanza dei neofascisti italiani e aveva anche mandato in onda l’intervista esclusiva a Raymond Hill, ex dirigente del movimento neonazista inglese infiltrato per conto della polizia, che ha raccontato dell’incontro avvenuto quattro mesi prima della strage di Bologna con un presunto neofascista italiano, Enrico Maselli. Maselli avrebbe chiesto aiuto a Hill, secondo il racconto dell’infiltrato, e nel corso di una telefonata avrebbe annunciato un importante attentato in Italia e avrebbe chiesto rifugio per i neofascisti italiani che sarebbero stati costretti a fuggire.
Rispetto a tale incontro i giornalisti di Report sono riusciti a ottenere conferme circa la data e il luogo dal diretto interessato, Enrico Maselli, che tuttavia ha smentito qualsiasi riferimento all’attentato di Bologna. Nel corso del servizio di Giorgio Mottola, Report aveva inoltre svelato come la conversazione in questione fosse stato attenzionata nel 1985 anche dalla polizia italiana, le cui indagini però non hanno prodotto nessun esito dal momento che gli accertamenti furono condotti non su Enrico Maselli, ma, per un clamoroso errore di trascrizione investigativo, su un quasi omonimo, Enrico Tomaselli, che fu arrestato a Londra nel settembre del 1981 insieme ad altri neofascisti, tra cui Roberto Fiore, in relazione all’attentato e poi rilasciati. Proprio Fiore, interpellato da Report, nega di conoscere Maselli.
“Report ha messo a disposizione su richiesta della Procura di Bologna tutto il materiale e le interviste che erano nella propria disponibilità, con l’auspicio di poter contribuire a far luce su una delle più tristi e misteriose vicende della storia italiana”