Poco più di un anno fa mi occupai del dramma della drastica diminuzione degli insetti. Lo spunto era tratto da uno studio del biologo americano Brad Lister che aveva scoperto che in una foresta pluviale portoricana gli insetti si erano ridotti del 98% rispetto a 35 anni prima.

Trascorre appunto poco più di un anno e la scomparsa in atto degli insetti riceve purtroppo una conferma da parte di un team di ricercatori tedeschi, russi e olandesi in un articolo pubblicato su Science e riguardante questa volta il mondo intero. Infatti gli scienziati non hanno svolto una ricerca autonoma, ma hanno analizzato 166 ricerche svolte su 1.676 diversi siti del pianeta.

Risultato della comparazione: gli insetti terrestri diminuiscono dello 0,98% all’anno. In controtendenza, gli insetti che invece vivono in ambienti acquatici sembrano aver registrato un aumento medio dell’1,08% annuo. Ma tale aumento potrebbe essere anche determinato non solo dalla migliorata qualità delle acque, ma anche dalla alterazione del deflusso con la realizzazione di invasi, e dalla diminuzione dei predatori.

Ad offuscare ancor più il quadro, contribuisce un’altra ricerca di poco tempo fa i cui risultati sono riportati dal The Guardian (come la ricerca di Lister) secondo cui più del 40% degli insetti ancora esistenti rischia di scomparire nelle prossime decadi. Le cause dello sterminio sono le solite, arcinote: perdita dell’habitat a causa dell’agricoltura intensiva e dell’incremento dell’urbanizzazione; inquinamento, principalmente da pesticidi e fertilizzanti sintetici; fattori biologici, inclusi agenti patogeni e specie introdotte; cambiamento climatico.

E non è necessario essere entomologi o biologi per comprendere che la drastica riduzione degli insetti non può non avere riflessi sulla catena alimentare e infine sull’uomo stesso. Basti pensare che il 75% delle colture alimentari del mondo dipende da insetti impollinatori. Basti pensare in proposito anche alla drastica riduzione in questi anni del numero delle api (“colony collapse disorder”), principalmente a causa dei fitofarmaci utilizzati in agricoltura.

Del resto, anche l’uomo della strada si può rendere conto di quanto sopra nel suo piccolo. È quello che viene definito “effetto parabrezza”, e cioè la diminuzione degli insetti che – purtroppo – rimangono spiaccicati sul parabrezza dell’auto in corsa.

“È come se stessimo rendendo vasti tratti della terra inospitali per la maggior parte delle forme di vita. Se perdiamo gli insetti, tutto potrebbe collassare”, ha detto Dave Goulson, professore all’Università del Sussex. Direttamente o indirettamente, l’uomo sta defaunando (neologismo che purtroppo si è dovuto coniare) il pianeta, e su questo argomento tornerò nel mio prossimo post.

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