In due interviste a SkyTg24 e al Messaggero, il ministro per gli Affari Regionali aveva chiesto alla governatrice di ritirare il provvedimento, aggiungendo detto che tutti gli altri governatori hanno mostrato senso di responsabilità. Ma lei non arretra: "Tra una settimana faranno la stessa cosa". Gli atti sono stati trasmessi come da prassi all’Avvocatura generale dello Stato. L'ordinanza del presidente della Sardegna, Christian Solinas, andrà modificata: consente le messe e anticipa i tempi anche per la riapertura delle attività che riguardano i servizi alla persona
Dopo giorni di braccio di ferro il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha impugnato l’ordinanza con cui la governatrice della Regione Calabria Jole Santelli il 29 aprile ha consentito l’apertura di bar e ristoranti. Gli atti sono stati trasmessi come da prassi all’Avvocatura generale dello Stato. Ma la rappresentante di Forza Italia, che aveva allentato le restrizioni previste dal governo a livello nazionale per la Fase 2 dando la possibilità ai pubblici esercizi di riaprire i locali e servire ai tavoli all’aperto, tira dritto. “Io mantengo l’ordinanza”, fa sapere. “Sono convinta dei presupposti, sono sicura che entro una settimana faranno esattamente la stessa cosa che ho fatto io. Mi dispiace che abbia preso questa ordinanza come un braccio di ferro mentre era semplicemente la legittima richiesta della regione di far vivere e lavorare, soprattutto lavorare”. “La Regione Calabria è andata deliberatamente contro un’indicazione chiara del governo per ragioni sanitarie: quelle attività devono restare chiuse perché dobbiamo definire le linee guida per mettere in sicurezza lavoratori e clienti”, ha commentato Boccia a Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, ricordando che la governatrice “nelle ultime due videoconferenze non si è presentata”.
Ospite a SkyTg24, il ministro Boccia in mattinata aveva spiegato che “come Jole Santelli sa, giovedì è partita la lettera, l’invito che si è trasformato in una diffida e le procedure sono partite. Lei conosce bene le procedure, ha ancora tempo per ritirare l’ordinanza. Se non dovesse farlo, sa quello che succede quando parte una lettera che diffida dall’andare avanti rispetto a quell’ordinanza”. L’invito – fallito – rivolto alla governatrice, ripetuto più volte a tutti i presidenti di Regione italiani, era quello di mantenere la propria autonomia nei settori di competenza degli enti locali, ma senza ulteriori aperture rispetto ai paletti messi da Roma.
Una posizione, questa, che nei giorni scorsi ha generato le proteste di numerosi governatori, soprattutto del centrodestra, che hanno rivendicato la propria autonomia, nonostante il governo abbia anticipato che dal 18 maggio potrebbero esserci modifiche alle disposizioni tenendo conto della situazione dei contagi nelle varie parti d’Italia. E oggi governatore del Friuli Venezia Giulia Massimilano Fedriga, che si prepara a sua volta ad emettere una nuova ordinanza, ribadisce la richiesta fatta insieme ai governatori di Lombardia, Piemonte, Liguria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna in una lettera che auspica “pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni”: “Il governo dia alle Regioni la possibilità di organizzare i singoli territori” nell’ambito della cornice generale stabilita a livello nazionale, è la sua posizione.
“La Calabria fa meno della metà dei tamponi del Trentino e ha il doppio della popolazione” – A chi accusa lui e l’esecutivo Conte di violare il principio di autonomia degli enti locali, Boccia in un’intervista al Messaggero risponde che “non era mai successo nella storia della Repubblica che un’emergenza sanitaria si trasformasse in pandemia. E in questo caso le linee guida le dà lo Stato e le Regioni si devono adeguare e rispettarle. Ci sono state discussioni forti, però mai violazioni di regole, a parte la Calabria“.
Da parte sua, Santelli aveva risposto nei giorni scorsi dicendo che la sua regione era una di quelle che in Italia aveva fatto registrare numeri di contagi tra i più bassi d’Italia e che, data la situazione, era giusto fare affidamento sul senso civico dei suoi cittadini che fino a quel momento avevano mostrato responsabilità: “La Calabria fa meno della metà dei tamponi del Trentino Alto Adige avendo il doppio della popolazione – ha risposto Boccia – Siamo stati rigorosi ma collaborativi, impugnando diamo alla Santelli ancora una chance. Dopo di che penso che in un momento come questo nessuno possa permettersi di anticipare scelte che non sono considerate sicure, mettendo a rischio la vita di lavoratori e clienti. Questo non è giusto”.
“Valuteremo i dati giorno per giorno e vedremo chi sta sopra o sotto i parametri” – Per i luoghi in cui le curve di contagio sono ancora alte, Boccia dice che una volta “definito il modello di monitoraggio valuteremo i dati giorno per giorno e poi vedremo chi sta sopra o sotto i parametri. I presidenti di Regione sono tutti molto responsabili. È evidente che le Regioni che saranno sotto i parametri dovranno aspettare qualche giorno o settimana in più, chi sta sopra potrà lentamente ripartire”. Anche se, preannuncia, alcune modifiche dovranno essere concordate anche con la Sardegna, dopo che il governatore Christian Solinas ha deciso di dare il via libera alle messe, senza consultare i Vescovi locali, e anticipare i tempi anche per la riapertura delle attività che riguardano i servizi alla persona, come ad esempio i parrucchieri, estetisti, tatuatori, ma anche esercizi di vendita di abbigliamento e calzature, gioiellerie, profumerie, che potranno essere riaperti a partire dall’11 maggio.
A proposito della caduta dei ‘confini’ regionali dal 18 maggio, il ministro annuncia che “decideremo assieme alle Regioni. Però ritengo che la strada per le comunicazioni infra-regionali sia ancora lunga. Bisogna avere pazienza, nella stagione estiva adatteremo le nostre abitudini di vita alle condizioni epidemiologiche”.