"Dobbiamo cercare di creare degli spazi per gli incontri in condizioni di sicurezza lavoriamo con monitoraggio e prospettiva" ha detto il Guardasigilli margine della presentazione dei nuovi operatori socio-sanitari che saranno in servizio negli istituti penitenziari
Quando a marzo in diverse carceri italiane diversi detenuti crearono disordini e furono registrate rivolte si ipotizzò che tra le cause ci fosse anche la sospensione dei colloqui con i familiari. Ora quel divieto, deciso per evitare l’esplosione dei contagi negli istituti penitenziari, potrebbe essere rimosso a breve. “Stiamo lavorando per cercare di ripristinare gradualmente i colloqui in carcere“, forse già dal 18 maggio, ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a margine della presentazione dei nuovi operatori socio-sanitari che saranno in servizio nelle carceri. “Dobbiamo cercare di creare degli spazi per gli incontri in condizioni di sicurezza – ha aggiunto il ministro – lavoriamo con monitoraggio e prospettiva”.
Negli istituti “ci sono tensioni, stiamo cercando di dare una risposta pronta”. I contagi sarebbero comunque “bassi”, circa 150 in tutto il Paese. La situazione sanitaria nelle carceri, fino ad ora, è sotto controllo” spiega il Guardasigilli che ha nominato i nuovi vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria scegliendo due magistrati antimafia. “La situazione sanitaria nelle carceri è gestita per fare tutto il possibile. Ci sono stati pochi decessi. Ma ogni persona morta per Covid per noi non è un numero ma è una persona, a partire dai due agenti di polizia penitenziaria e tre detenuti deceduti. Stiamo facendo il massimo – ha aggiunto Bonafede – Stiamo lavorando tutti insieme per cercare di affrontare questa emergenza anche in un contesto difficile come quello del carcere. C’è stato un lavoro delle istituzioni e da questo punto di vista sono orgoglioso di quello che stiamo facendo per il Paese”. Agli operatori sanitari Bonafede ha detto che “la vostra risposta al bando è stata un risposta di grande solidarietà. È stata una risposta molto importante, ci dice che in questo momento ci sono tante persone pronte a dare un contributo anche nelle realtà più difficili fra le quali, ci sono le carceri. Mi spiace non potervi stringere la mano. Ma stiamo imparando in questa emergenza a rispettare le regole come il distanziamento nei limiti del possibile, con tutte le precauzioni. Oggi più che mai rispettare le Regole vuol dire proteggere la salute degli altri e la nostra”.
Il ministro ha smentito la notizia di tensioni a Rebibbia: “Non c’è alcuna rivolta la notizia era infondata”, spiegando che si tratterebbe di un episodio isolato, che ha coinvolto una ventina di persone. “Sulle carceri sono state diffuse menzogne, a cominciare dal fatto che si è detto che i mafiosi stanno uscendo dal carcere”. Bonafede ha precisato che per la concessione dei domiciliari a detenuti per reati di mafia, “è necessario il parere del Procuratore nazionale antimafia e di quello distrettuale. Da ministro della Giustizia ho firmato per nuove applicazioni e proroghe 686 provvedimenti sotto 41bis“. Sulle scarcerazioni, ha spiegato, “c’è autonomia e indipendenza della magistratura”, mentre “il ministro può portare avanti delle leggi” generali e “ha attività di accertamento”.