Il programma di Matteo Salvini e della Lega per risollevare l’Italia dalla crisi economica post coronavirus? Condonare tutto. Il piano, già anticipato negli interventi delle ultime settimane, è stato ufficializzato con una lettera agli imprenditori pubblicata direttamente sulla prima pagina del Sole 24 ore. Nella chiusa il leader del Carroccio torna anche ad evocare l’uscita dalla Ue nel caso in cui “l’Unione con le sue istituzioni rifiutasse di fare quanto indispensabile per la salvezza delle economie degli Stati membri”.

L’obiettivo di Salvini, che firma di suo pugno l’intervento, è quello di avere “uno Stato che lasci imprese e cittadini liberi di agire all’interno di un quadro delineato da poche regole chiare“. Dove le “parole chiave” devono essere “libertà e responsabilità”. E nel concreto a cosa pensa il leghista? A “Pace fiscale e pace edilizia“, ovvero condonare tutto. E’ da sempre una battaglia del centrodestra che, nelle ultime settimane è tornata di moda soprattutto tra i leghisti che cercano sempre di più di farsi portavoce del partito di Confindustria. A inizio aprile, a replicare a Salvini era stato lo stesso direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini: “Negli anni”, aveva detto a Radio capital, “si sono trovate tante giustificazioni per fare condoni in momenti storici meno drammatici di questo, il che non vuol dire che sia corretto farlo. C’è un’evasione fiscale di poco meno di 100 miliardi, una cifra spropositata, pensate a quanti macchinari sanitari avremmo in più“.

Per Salvini invece la strada del “meno regole” e “più libertà” è l’unica possibile. “La recessione causata dal Covid-19 sarà la più grave nell’intera storia dell’Italia unità, a parte la seconda guerra mondiale”, si legge sempre nella sua lettera al Sole 24 ore, “solo nel 2030 torneremmo al livello di Pil pre-crisi” del 2007; “è importante muoversi in fretta, ma anche nella direzione giusta”. Il leghista ha anche messo in contrapposizione il “comportamento disciplinato e responsabile” degli italiani, con quanto invece chiesto dallo Stato. Quello che sta avvenendo, è la sua tesi, “è il contrario. La cultura del sospetto va sostituita con quella della trasparenza”. Dove però trasparenza è un concetto molto confuso e, nella sua idea, significa semplicemente meno controlli e più velocità burocratica. “Solo così”, sostiene il leghista, “sarà possibile attivare rapidamente le grandi opere infrastrutturali. Agli occhiuti controlli preventivi, bisogna sostituire procedure snelle e già sperimentate, come il ‘modello Genova‘. La P.a. è meno invasiva quando è più forte, non ‘meno Stato’, ma un migliore Stato. Libertà e responsabilità dovranno guidare la riapertura”.

“La seconda lezione” di cui parla Salvini “riguarda i limiti della globalizzazione“. “Si andrà verso un accorciamento delle filiere e un ribilanciamento del modello di crescita sulla domanda interna. Ma questa evoluzione dovrà essere accompagnata da un radicale cambiamento nel patto tra Stato e imprese”. E aiutare le imprese, per il leghista, significa cancellare e sanare tutti i debiti o contenzioni del passato con un colpo di spugna. “Nella fase dell’emergenza Pace fiscale e Pace edilizia permetteranno di recuperare risorse e deflazionare il contenzioso, facilitando la ripartenza”. Quindi ne approfitta per parlare agli autonomi, promettendo nuovi interventi che al momento difficilmente sarebbero sostenibili economicamente: “Andranno poi realizzate la flat tax al 15% e una riforma del processo tributario. Andrà valorizzata e promossa l’Italia dei distretti, motore del Made in Italy, e primo esempio spontaneo di economia circolare. La difesa della salute e dell’ambiente passa anche attraverso un consumo consapevole”.

Quindi Salvini chiude parlando della dimensione europea, mettendosi di fatto a fianco di chi chiede “interventi eccezionali” da parte delle istituzioni e l’attivazione del Recovery fund. Salvo poi, nei momenti di dibattito sul tema, essere stato tra i primi a criticarli. “La terza lezione della crisi”, continua, “riguarda proprio l’efficacia della dimensione sovranazionale nell’affrontare sfide globali come la crisi pandemica, e prima quella migratoria”; il “Recovery Fund, ancora non è definito. L’Ue in teoria offre ‘potenza di fuoco’, ma in pratica la sua enorme burocrazia la condanna ad arrivare a guerra finita. A livello nazionale, come a livello europeo, un nuovo patto tra amministrazione e cittadini deve ripartire da una compiuta realizzazione del principio di sussidiarietà. In Europa la Lega sostiene la richiesta dei più autorevoli economisti mondiali: la Bce intervenga con un nuovo ‘whatever it takes’, prima che il tessuto economico e sociale dell’Unione si laceri ulteriormente”. Poi l’affondo: “Anche a Bruxelles il dogma dell’indipendenza della Banca centrale deve lasciare spazio al pragmatismo: condizioni eccezionali richiedono rimedi eccezionali, come il finanziamento monetario dei necessari interventi“. Finanziamento monetario che oggi è però vietato dai Trattati europei. E se l’Eurotower continuasse invece a comprare grandi quantità di titoli italiani come sta già facendo, ma senza arrivare al finanziamento monetario del deficit? “Un nuovo patto fra Stato e cittadini non può comunque prescindere dal dovere di protezione. Se l’Unione con le sue istituzioni rifiutasse di fare quanto indispensabile per la salvezza delle economie degli Stati membri, sarebbe stata lei a spingere questi Stati su strade diverse per assicurare la sicurezza economica, il benessere e la pace sociale dei propri cittadini”.

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