Il progetto non è un semplice archivio: il sito raccoglie testi, ricostruzioni, testimonianze che tracciano la vicenda umana e professionale di questi operatori dell’informazione. Casellati: "La libertà di stampa è valore irrinunciabile". Fico: "Strumento di conoscenza ed emancipazione di una comunità"
Scrivevano di terrorismo, mafie e guerre. In Italia o all’estero. Erano cronisti locali, nazionali, inviati o reporter. Nella Giornata della libertà di stampa, l’osservatorio Ossigeno per l’informazione ricorda e racconta la storia di 30 giornalisti italiani, donne e uomini, uccisi a causa del loro lavoro. Il progetto “Cercavano la verità” non è però un semplice archivio: qui sono raccolti testi, ricostruzioni, testimonianze che tracciano la storia umana e professionale di questi operatori dell’informazione. “E’ uno strumento al servizio della memoria collettiva – si legge sul sito – per migliorare la comprensione dei fatti, per conservare documenti e testimonianze e raccoglierne di nuovi, per impedire che, da una generazione all’altra, i ricordi sbiadiscano e si perda il senso delle cose”.
L’ultima vittima, in ordine cronologico, è Simone Camilli, di 35 anni. Nell’agosto 2014 era tornato a Gaza per documentare il dramma umano della guerra. Il 13 agosto era un giorno di tregua tra Hamas e l’esercito israeliano: l’autopsia stabilirà poi che il fotoreporter è morto “a causa delle ferite riportate dallo scoppio da un ordigno”. Maria Grazia Cutuli faceva l’inviata del Corriere della sera senza averne la qualifica, che le venne attribuita dopo la morte. Morì in Afghanistan nel 2001 a 39 anni. Giuseppe Alfano era insegnante di educazione tecnica e per passione faceva, senza alcuna tutela professionale, il corrispondente del quotidiano catanese La Sicilia. Le sue inchieste pubblicate rivelano intrecci tra mafia, imprenditoria e politica. Morì nel 1993 a 48 anni a Barcellona Pozzo di Gotto, Messina. Il 14 aprile 2011 Vittorio Arrigoni, di 36 anni, viene sequestrato a Gaza all’uscita da una palestra. In un video pubblicato su YouTube viene mostrato bendato e legato. Il giorno successivo Vittorio fu ucciso. Le motivazioni sono ancora oscure.
Sono solo alcuni esempi dei 30 giornalisti italiani che Ossigeno ricorda. “‘Cercavano la verità’ racconta una sola storia – è scritto sul sito di Ossigeno – quella di giornalisti accomunati da una smisurata passione per la professione giornalistica e da un impegno civile per la ricerca della verità“. Il progetto si inserisce nelle più ampie campagne di Ossigeno per l’Informazione, Osservatorio sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza, nato nel 2006 con l’intento di documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani: sono stati registrati 4031 casi di minacce e intimidazioni ai cronisti negli ultimi 14 anni in Italia.
“E’ necessario tenere alta l’attenzione su questo aspetto e ravvivare il ricordo di chi ha pagato un prezzo così alto affinché politici, istituzioni, cittadini, giovani generazioni e giornalisti stessi diventino consapevoli dell’importanza di tutelare più attivamente la sicurezza dei giornalisti e proteggere il diritto d’informazione anche sul piano penale per ridurre l’impunità quasi assoluta di chi deliberatamente ostacola questo diritto, che è fondamentale per la democrazia”.
In questo giorno, “vorrei sottolineare il valore irrinunciabile di un sistema di informazione libero e pluralistico che va promosso e tutelato – ha sottolineato la presidente del Senato Elisabetta Casellati – La libertà di stampa è e sarà sempre sinonimo di democrazia e di progresso”. E il presidente della Camera, Roberto Fico, ha aggiunto su Facebook: “La libertà di stampa è un irrinunciabile strumento di conoscenza e di emancipazione di ogni comunità civile. Per questo rappresenta anche una grave e temuta minaccia: per i regimi totalitari, per la criminalità organizzata e per tutti i poteri consolidati che non tollerano voci dissidenti o esercizi di verità che pongano in luce attività illegali, soprusi e nefandezze”.