Prima 50, ora 220 milioni: sono i soldi che nella bozza della provvedimento sono dedicati al bonus per i lavoratori sportivi, ovvero chi è impiegato in palestre, piscine, campi da calcio e altre strutture. Si tratta del primo riconoscimento per una categoria che da anni domanda tutele e rappresenta la risposta del ministro alle pressioni dei padroni del pallone e anche dei politici, con Salvini e Renzi che chiedono di far riprendere il campionato
Schiaffi ai ricchi del pallone, soldi ai lavoratori dello sport di base. Una pioggia di soldi. Potrebbe sintetizzarsi così la linea del ministro Vincenzo Spadafora, che tanto sta facendo accapigliare gli appassionati di calcio al punto da trasformare la ripresa della Serie A in un caso politico. E si concretizza nelle primissime bozze del “decreto maggio”, il maxi-provvedimento che prevede uno stanziamento di 55 miliardi di euro per sostenere l’economia nell’emergenza Coronavirus. Per lo sport, per ora, c’è il rinnovo del bonus da 600 euro per i collaboratori sportivi. Una misura annunciata e prevista. Quello che non era previsto è che le risorse fossero addirittura quintuplicate: in arrivo altri 220 milioni di euro.
Spadafora, del resto, non smette di ripeterlo: “Sono il ministro dello sport, non del calcio”, “scusate ma torno ad occuparmi dei centri (palestre, danza, piscine) che devono riaprire al più presto”, risponde infastidito a chi continua a chiedergli se e quando ricomincia il campionato. Non sono solo parole. Già nel primo decretone Covid il mondo del calcio aveva brigato per ottenere una serie di provvedimenti più o meno ragionevoli, senza ottenere nulla. La principale misura per lo sport era stato il bonus per i collaboratori sportivi: un fondo rivolto alla base (come le altre misure accessorie), importante soprattutto perché è stato il primo riconoscimento per una categoria che da anni domanda tutele, tanto che adesso “Sport e salute” (la società governativa diretta da Vito Cozzoli) ha lanciato l’idea di un fondo previdenziale e lo stesso ministro ha ribadito la sua intenzione di lavorarci nella prossima attuazione della riforma dello sport.
Prima però c’è l’emergenza Covid e il decreto maggio. In attesa di capire quali altri misure conterrà, dalla bozza è già praticamente certo il bis per il bonus da 600 euro. La novità è sui fondi: rispetto ai 50 milioni di euro stanziati a marzo, si passa addirittura ad un totale di 270 milioni; sono pochi i settori che avranno un trattamento simile. 150 sarà la disponibilità per il mese di aprile, in più ne arrivano altri 70 su marzo, visto che le risorse precedenti sarebbero state sufficienti per circa 80mila persone, mentre le domande erano state 140mila. Così sarà possibile soddisfarle tutte, e nel mese successivo si potrà fare anche di più, tanto che la bozza prevede l’estensione del contributo non solo ai collaboratori oltre i 10mila euro l’anno, ma anche ai dipendenti fino a 50mila euro. Ce n’è per tutti.
È la testimonianza plastica della gestione Spadafora. Se non proprio dall’inizio del suo mandato, sono almeno un paio di mesi che il titolare dello Sport insiste sull’importanza della base (uno dei temi storici del Movimento 5 stelle), intesa proprio in contrapposizione ai privilegi del pallone. Un accanimento che sta cominciando a suscitare qualche malumore persino nel suo partito (il deputato 5 stelle Simone Valente ad esempio ha salutato con favore la ripresa degli allenamenti dei calciatori, a cui lui si era originariamente opposto). E che adesso rischia di diventare un caso politico: nelle ultime ore infatti diversi esponenti dell’opposizione, aizzati dai presidenti del pallone, hanno cominciato a criticare la linea di Spadafora.
In prima linea proprio Matteo Salvini e Matteo Renzi. “Mi pare che da parte di qualcuno ci sia mancanza di conoscenza, perché lo sport va conosciuto non solo in superficie. Si parla di trecentomila posti di lavoro”, ha detto il leader della Lega. Ancora più duro il capo di Italia Viva: “Io sono perché il campionato riparta, non è un giocattolino per addetti ai lavori, è un mondo che muove denari. Spadafora come si permette di dire che non se ne parla? Non è il padrone del calcio”. Un dibattito destinato a diventare sempre più caldo con l’avvicinarsi della decisione definitiva sulla Serie A, quando, soprattutto in caso di interruzione, qualche misura a sostegno del pallone andrà presa per forza. Intanto le risorse continuano ad essere tutte per la base: è quello lo sport su cui ha deciso di puntare Spadafora.