Giovanni Carlo Federico Villa, docente di storia dell’arte moderna e museologia all’università di Bergamo e curatore di mostre, è indagato per i reati di truffa aggravata e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. L’indagine è stata svolta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vicenza nell’ambito delle verifiche sul rispetto della normativa, riguardo l’incompatibilità e il cumulo degli incarichi nel pubblico impiego. Nel mirino degli inquirenti c’erano le prestazioni fornite da Villa per l’amministrazione comunale di Vicenza.
Come il fattoquotidiano.it aveva riportato un anno fa, era emerso che il professore, attraverso una società a lui riconducibile, aveva reso prestazioni professionali con scopo di lucro a beneficio di altre imprese, per organizzare eventi nel settore dell’arte e della cultura. All’ateneo invece aveva dichiarato – prima in qualità di ricercatore “a tempo pieno” e, successivamente, come professore associato – di non trovarsi in alcuna situazione di incompatibilità per le mansioni svolte. Inoltre, avrebbe omesso di richiedere alle autorità accademiche le autorizzazioni per lo svolgimento delle prestazioni professionali.
Adesso a Bergamo spunta la formalizzazione dell’accusa di truffa per aver indotto in errore l’Università di Bergamo e consentito di ottenere, dal novembre 2007 al novembre 2017, ingenti retribuzioni non spettanti. La Procura ha quantificato il profitto indebito nella cifra di 58mila euro, per cui è stato chiesto il sequestro della somma. Il gip Lucia Graziosi motiva la decisione sostenendo che la società Didakè, costituita dal docente nel 1990, non ha le caratteristiche di una “start up” o di una “spin off” per le quali è consentita, su richiesta, una eventuale deroga al divieto di partecipazione da parte di un pubblico dipendente. E quindi la richiesta o comunicazione andava presentata alle autorità accademiche.
Secondo la Finanza, l’indagine (che riguarda altre società) ha portato alla scoperta di un danno erariale complessivo per 430mila euro, provocato dalle retribuzioni non spettanti e percepite dal docente. Per questo il professor Villa è stato denunciato anche alla Procura Regionale della Corte dei Conti.
L’accusa di truffa riguarda le dichiarazioni del docente all’università. Nel 2005 aveva dichiarato di non trovarsi in condizioni di incompatibilità, mentre era socio accomandatario e legale rappresentante di ‘Didakè sas’. Inoltre, dal 2009 al 2015 aveva optato per il “tempo pieno” dell’insegnamento accademico, confermando che non vi fossero condizioni di incompatibilità. Avrebbe anche dovuto dichiarare una serie di attività extra-accademiche che aveva svolto. In totale, l’ingiusto profitto contestato dal pubblico ministero di Bergamo è di 113mila euro, ma soltanto 58mila riguardano il periodo successivo al 2013 che non è coperto da prescrizione.