Una “cura segreta” di cui “nessuno parla”: in rete da qualche giorno rimbalza la notizia (falsa) che la terapia al plasma, sperimentata contro il Covid-19 in Italia e nel resto del mondo, sia una sorta di “cura miracolosa” tenuta nascosta per presunti interessi economici delle “lobby delle case farmaceutiche“. Sui social si moltiplicano i post e anche Matteo Salvini ne ha parlato in una diretta Facebook: “Perché il governo non chiede nulla e Iss se ne disinteressa? Molti cittadini potrebbero avere il dubbio che siccome il plasma è gratis, non c’è dietro un business milionario, allora è meglio occuparsi di altro…”.
La terapia con il ‘plasma di convalescenza’ era stata già sperimentata in Cina, “ereditando” una tecnica usata per combattere le epidemie di Ebola e Sars e poi riapplicata in altri Paesi. Negli Stati Uniti, sottolinea il virologo Silvestri da Atlanta, la sperimentazione è stata autorizzata a marzo, e ha già coinvolto 5200 pazienti. Capofila della sperimentazione in Italia è l’ospedale San Matteo di Pavia – già dalla fine di marzo – poi affiancato dal Carlo Poma di Mantova. Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e rappresentante italiano del Consiglio dell’Oms, ne ha parlato martedì in audizione al Senato: “La terapia con il plasma è promettente. Credo che sarà una strada importante da percorrere ma serve ancora tempo per valutare la sperimentazione”.
Il leader leghista menziona proprio il caso mantovano, parlando di un “esperimento che alcuni medici stanno portando avanti in alcuni ospedali italiani: stanno curando malati con il plasma donato da guariti. Ringrazio tra gli altri il professor De Donno”. E infine chiede aiuto ai follower per “far sapere agli italiani quello che molte tv nascondono“. Il professor Giuseppe De Donno in questione è il direttore del reparto di Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, ha seguito il trattamento di diversi pazienti, arrivando a definirla “l’arma migliore che abbiamo al momento“. Tra i pazienti guariti, anche una donna incinta: un caso senza precedenti nella letteratura clinica.
Ora però bisogna attendere i risultati definitivi degli studi in corso. “Oggi sono disponibili studi aneddotici, mancano forti evidenze scientifiche a supporto – spiega Matteo Bassetti, direttore Clinica Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova – Speriamo che gli studi possano dimostrarne l’efficacia”. Anche il virologo Fabrizio Pregliasco invita alla cautela, parlando di un “incredibile clima da stadio” scatenatosi intorno a questa terapia. “Si tratta di un approccio con 100 anni di storia, sperimentato in uno studio italiano pionieristico ma anche nel resto del mondo, e che va validato come tutte le terapie“. E aggiunge: “Il complottismo dice che è una terapia quasi fatta in casa, ma invece si tratta di un prodotto che va lavorato e standardizzato, dunque già coinvolge e coinvolgerà ancor di più in futuro le aziende farmaceutiche“, conclude il virologo.
Analoghe sperimentazioni sono state condotte anche oltreoceano, come sottolinea il virologo Guido Silvestri, docente della Emory University di Atlanta, nel fare i complimenti ai due colleghi “pionieri” di Mantova e Pavia. Negli Stati Uniti, infatti, “il trattamento è stato approvato dalla Fda a marzo 2020, e ad oggi sono stati praticati gratuitamente oltre 5.200 trattamenti con plasma donato da oltre 8.000 soggetti convalescenti“. Tra i vantaggi del trattamento, spiega Silvestri, oltre alla promettente efficacia, ci sono anche il costo basso e la grande sicurezza. I limiti principali del trattamento invece “sono la virtuale impossibilità di standardizzazione (vista la variabilità da donatore a donatore) e, durante la prima fase della pandemia, la scarsa disponibilità di donatori”, conclude l’esperto. Nelle prossime settimane la terapia verrà introdotta anche in Puglia, grazie a una collaborazione con l’Università di Padova per la determinazione del titolo di Anticorpi neutralizzanti anti-Sars-Cov2 sui campioni di sangue di pazienti guariti.