Memoriale Coronavirus

Angelo Rottoli, il pugile morto dopo la mamma e il fratello. Fu il Bell’Alì di Bergamo, il suo maestro: “Astuto sul ring e buono di cuore”

MEMORIALE - LE STORIE DIETRO I NUMERI, PER RICORDARE CHI NON C'E' PIU' - Il campione è morto a 61 anni, dopo essere stato ricoverato al Policlinico di Ponte San Pietro. Protagonista del pugilato per tutti gli anni Ottanta, nel 1988 il titolo di campione internazionale Wbc contro il nigeriano Bash Ali. Il ricordo del maestro Egidio Bugada

Se n’è andato pochi giorni dopo le morti della madre e del fratello maggiore Giuseppe, che da ragazzo gli aveva trasmesso la passione per la boxe. L’ex campione Angelo Rottoli aveva 61 anni, quando il 28 marzo scorso è mancato al Policlinico di Ponte San Pietro. I Rottoli, una delle tante famiglie di Bergamo distrutte dal coronavirus.

Angelo per tutti gli anni Ottanta è stato un protagonista del pugilato. Prima campione italiano dei Massimi, poi nella categoria dei Massimi leggeri è riuscito ad imporsi nei campionati europei e infine a prendersi nel 1988 il titolo di campione internazionale Wbc contro il nigeriano Bash Ali.

Da ragazzino Angelo aveva giocato a calcio ed era molto bravo, tanto che l’Atalanta gli aveva messo gli occhi addosso. Poi aveva fatto un po’ di atletica leggera, infine il fratello lo aveva trascinato in palestra. Una buona carriera da dilettante e quindi il professionismo.

A Bergamo era ancora molto conosciuto. Un ex atleta di successo, simpatico e affabile, a cui piaceva raccontare le sue avventure dentro e fuori dal ring. Lo chiamavano Alì per il suo modo di combattere, che con le dovute proporzioni assomigliava a quello del più grande di tutti i tempi. Faceva una boxe spettacolare e allora per chiunque “ballasse” sul ring il paragone era scontato. Era anche conosciuto come il Bell’Alì. Angelo infatti era un ragazzone dai capelli lunghi e molto apprezzato dalle donne. Credeva sì nell’importanza degli allenamenti, ma voleva anche vivere al di fuori della palestra. Un playboy di provincia, che aveva conosciuto gli Stati Uniti (ad Atlantic City ha sconfitto Juan Quintana) e frequentato Montecarlo, dove nel 1985 ha inaugurato con un incontro (vinto con Henry Sims) lo Stade Louis II. Non si è mai sposato e ha vissuto fino all’ultimo istante con l’adorata mamma di 96 anni.

Egidio Bugada è stato il suo maestro, all’angolo negli incontri trasmessi molto spesso anche dalla Rai. “Angelo aveva un’ottima tecnica pugilista – racconta ancora addolorato a ilfattoquotidiano.it – e sul ring era intelligente e astuto. Ma è stato soprattutto una bella persona, buona di cuore. Non l’ho mai visto provare invidia per qualcuno o comportarsi in maniera prepotente. Ero molto legato a lui, era passato a salutarci in palestra qualche mese fa. Mio figlio Fabrizio gli aveva mandato un messaggio durante i giorni del ricovero, ci eravamo ripromessi di vederci presto”. Purtroppo l’appuntamento è saltato, Rottoli non ha fatto in tempo a passare alla Bergamo Boxe. È stato battuto dal terribile virus.

Su 34 incontri disputati, 29 vinti per ko, è stato sconfitto 3 volte. Una di queste nel momento cruciale della sua carriera. Nel febbraio 1987 nella sua Bergamo Rottoli si giocò il mondiale con Carlos De Leon. Angelo conosceva bene il pugile portoricano, si era allenato spesso a Genova con lui grazie al manager Rocco Agostino. Stava vincendo, quando un colpo dell’avversario gli procurò un taglio e al quinto round gli toccò fermarsi. Era la prima volta che gli accadeva, capitò proprio nell’incontro più importante. E addio mondiale Wbc.

Diventerà ancora campione d’Europa, titolo che poi perderà con Anaclet Wamba. Fece ancora un ultimo incontro, dal quale uscì sconfitto e si ritirò definitivamente nel 1990.

Non rimase nel mondo del pugilato. Dopo la boxe aveva messo su qualche chilo in più. Rottoli, come era sua abitudine prima del virus, amava scherzare: “Adesso sono perfettamente fuori forma”.