Una lettera inviata alla commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana e a quella nazionale di palazzo San Macuto per dire essenzialmente che senza aiuti alle aziende lo Stato consegna l’economia sana alle mafie . “E’ un rischio che conosciamo tutti molto bene. Un rischio che costantemente si trasforma in triste realtà e che ci sentiamo di sintetizzare in un’unica richiesta, perfettamente espressa nelle parole del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa quando disse: Lo Stato dia come diritto ciò che la mafia dà come favore“. Un allarme netto e circoscritto quello lanciato da una serie di piccole imprese siciliane perché non si riferisce a scenari tutti da verificare ma a fatti concreti. Vogliamo denunciare “i rischi di infiltrazioni mafiose che derivano dai ritardi nel pagamento della cassa integrazione“, scrivono gli imprenditori e le associazioni – fra cui Moltivolti, Libera, Addiopizzo, Arci – nella missiva inviata a Nicola Morra, Claudio Fava, e pure al governatore della Sicilia Nello Musumeci.

“Abbiamo scelto di restare e di investire nella nostra terra per dimostrare quanto fosse possibile sconfiggere vecchi sistemi clientelari, appositamente inefficaci, che nella logica del favore e del malsano consenso politico hanno costruito le basi dell’arretratezza e del mancato sviluppo. Attraverso le nostre piccole imprese e organizzazioni abbiamo assunto centinaia di giovani e meno giovani. Lo abbiamo fatto, provando a declinare in atti concreti la nostra idea di rispetto dei diritti e della legalità, stipulando contratti di lavoro ripagati con sudore, fatica e tanta dignità. Diritti e legalità, valori che abbiamo in questi anni trasmesso fino allo sfinimento alle migliaia di giovani incontrati a cui abbiamo raccontato un’alternativa possibile”, è l’incipit della missiva.

“Siamo – continuano – un gruppo di giovani imprenditori e rappresentanti di realtà associative siciliane che hanno scelto di restare nella propria Isola nel tentativo di invertire quell’emorragia che nei decenni ha visto allontanarsi la maggior parte dei propri affetti e legami nonchè della migliore forza produttiva siciliana. Abbiamo scelto di restare e di investire nella nostra terra per dimostrare quanto fosse possibile sconfiggere vecchi sistemi clientelari, appositamente inefficaci, che nella logica del favore e del malsano consenso politico hanno costruito le basi dell’arretratezza e del mancato sviluppo”.

Le circa venti realtà imprenditoriali poi entrano nel dettaglio dell’allerta: “E’ una storia già scritta, che la nostra terra conosce molto bene – proseguono – e che proprio per questo intendiamo arginare, denunciando questi rischi alla commissione Parlamentare Antimafia della nostra regione ed a quella nazionale, affinché vigilino e accendano i riflettori sul concreto pericolo di infiltrazione criminale che il vuoto governativo può innescare tra le pieghe dei suoi disastri. A distanza di sessanta giorni dal lockdown, comunicando di aver processato soltanto il 4% delle pratiche di cassa integrazione ricevute, la Regione Siciliana, incapace di offrire risposte alle lavoratrici, ai lavoratori e alle loro famiglie, consegna di fatto alle mafie la gestione di un bisogno che quest’ultima, come la storia dimostra, è in grado di sfruttare a proprio vantaggio con efficienza e pragmatismo”.

Ieri aveva fatto scalpore la notizia della richiesta da parte di alcuni sindacati per un bonus da riconoscere ai dipendenti regionali del Diparimento Lavoro, con l’obiettivo di velocizzare la trasmissione all’Inps dei decreti per la cassa integrazione in deroga. Ad attenderla in Sicilia sono ancora ben 37mila aziende con 130 mila lavoratori. Mentre le pratiche analizzate sono ancora pochissime: circa 4mila che riguardano poco più di novemila lavoratori.

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