Siamo arrivati all’ultimo appuntamento con le canzoni per questi tempi più lenti. Dopo “Cantautori novissimi” e “Le canzoni della crisi”, intitolerò l’ultima parte di questa trilogia “La canzone d’autore oggi”. Di seguito, cinque dischi ben assortiti per stile e linguaggio, dall’impostazione classica o più moderna. C’è il virtuosismo strumentale e la scrittura musicale ricercata, accanto alla verbosità del dettato poetico; ci sono l’urgenza comunicativa di canzoni da tre accordi e la cantabilità dei ritornelli.
Spero sia un quadro esaustivo di chi scrive le canzoni con la necessità di comunicare tramite la propria poetica, e non con le icone riconoscibili “acchiappapubblico” della musica esclusivamente commerciale. Spero che a queste canzoni dedichiate tempo. Ché di tempo hanno bisogno. L’ho scritto e lo ripeto: soprattutto in questi giorni, questo concetto è cruciale.
La crisi ha impedito il canto a una generazione intera, come abbiamo visto, per esempio, per uno dei principali protagonisti: Vasco Brondi, che prefigurava un mondo veloce, di fretta, paradossale, distopico, in cui le luci della centrale elettrica sembravano surrogato fatale di stelle e desideri.
E se questa primavera sciagurata fosse il giusto antidoto a tutto ciò? Bob Dylan lo scorso 27 marzo ha ricominciato a cantare qualcosa di inedito dopo otto anni di silenzio, e lo ha fatto con un brano di 17 minuti. Poi, a distanza di una manciata di giorni, ne ha pubblicato un altro.
Dylan non fa mai cose a caso. Ci auguriamo che tutto finisca presto. Forse, con enormi sforzi, pian piano ne stiamo già venendo fuori. Ma sarebbe bello se, almeno, questo periodo lasciasse in dote una consapevolezza differente della preziosità del nostro tempo a disposizione.