La Procura di Siena ha chiuso le indagini per l’incidente del bus turistico precipitato dal viadotto di Badesse del 22 maggio 2019 che provocò la morte di una guida russa e 37 persone ferite. Oltre all’autista Leonardo Santoro, già a giudizio con l’accusa di omicidio stradale, i pm toscani hanno inviato l’avviso di conclusione delle indagini ad altre quattro persone: ci sono tre funzionari Anas, ente responsabile del tratto stradale, e il titolare della ditta che ha costruito il viadotto. Per tutti e quattro, come ha anticipato il Corriere di Siena, l’accusa è di omicidio colposo.
Dopo l’incidente, i pm di Siena guidati dal procuratore capo Salvatore Vitello avevano sentito i turisti che erano a bordo del bus e poi affidato a un perito le verifiche sul guardrail e sull’assetto della strada dove non era stata rilevato alcun segno di frenata. Le indagini della Procura di Siena quindi non si sono solo concentrare sul comportamento dell’autista ma anche sullo stato e sulle possibili carenze dell’infrastruttura: così è nata un’indagine collaterale che si è conclusa nei giorni scorsi.
Il 22 maggio sull’Autopalio Firenze-Siena tra Monteriggioni e Badesse il bus turistico di due piani con a bordo sessanta persone provenienti dall’Est Europa era precipitato in una scarpata. Nell’impatto era morta la guida turistica russa di 41 anni, Elena Urtaeva, mentre altre 37 persone erano rimaste ferite, molte delle quali trasportate al pronto soccorso dell’ospedale delle Scotte di Siena che aveva rischiato il collasso per i molti accessi simultanei. Successivamente molti turisti, provenienti da Russia, Ucraina, Armenia, Romania e Moldavia, erano stati dimessi con lievi ferite mentre altri avevano riportato fratture.
L’autista di 36 anni Leonardo Santoro, risultato negativo all’alcoltest, era stato subito interrogato e il procuratore capo Vitello aveva parlato di “una gravissima disattenzione”. Secondo la testimonianza di Antonino Morana, testimone oculare che guidava la macchina dietro il pullman, il veicolo turistico stava andando a circa 80 chilometri orari e l’autista non era al telefono ma si era distratto per regolare l’impianto radio. Una tesi confermata dallo stesso autista durante l’interrogatorio del sostituto procuratore, Siro De Flammineis. Per questo il gip di Siena ha escluso che l’incidente possa essere avvenuto per motivi differenti dalla grave distrazione. Il giudice quindi aveva convalidato l’arresto ma allo stesso tempo rimettendolo in libertà con il divieto, per un anno e in attesa del processo, di guidare un pullman.