Musica

Centri commerciali chiusi e instore annullati: ecco come cambieranno le vendite del disco e gli incontri con gli artisti

La Fase 2 non sblocca gli Instore, la grande macchina promozionale in cui artista e fan si incontrano, previo acquisto del disco fisico. Una iniziativa importante nell'ambito della promozione dei nuovi progetti discografici, motore e spinta propulsiva su un settore, da anni, in affanno. A FqMagazine Claudio Ferrante, presidente e fondatore di Artist First, la prima società italiana di distribuzione discografica, fisica e digitale

di Andrea Conti

L’ultimo rapporto della FIMI (datato 20 aprile) parla chiaro: le vendite di prodotto fisico – tra cd e vinili – sono crollate di oltre il 70% tra marzo ed aprile. Il digitale, a causa della contrazione di novità in uscita – per l’impossibilità di presentarle e per la chiusura delle sale di registrazione – non è in grado di compensare il declino. Si prevede un durissimo contraccolpo con oltre 100 milioni di mancati ricavi solo nel 2020. A causa del lockdown, infatti, sono stati chiusi centri commerciali, grandi catene di librerie e negozi di elettronica. Luoghi dove avviene la grande distribuzione dei dischi e soprattutto dove si tengono gli Instore. Piccoli tour promozionali dove l’artista incontra i fan, previo acquisto del supporto fisico. È proprio grazie a queste iniziative che il reparto fisico ha resistito in questi anni, specialmente con il boom dei vinili. Ora è tutto fermo ed è inevitabile che il lancio dei dischi vada totalmente ripensato. Almeno fino a quando non sarà tutto risolto. E ci vorranno diversi mesi. Non sarà immediato, nonostante la Fase 2.

“Se pensiamo alle grandi catene come Feltrinelli e Mondadori – afferma a FqMagazine Claudio Ferrante, presidente e fondatore di Artist First, la prima società italiana di distribuzione discografica, fisica e digitale -, nella migliore delle ipotesi bisognerà aspettare metà maggio perché si possano vedere gli album negli scaffali. Mentre le catene di elettronica, che prevedono anche reparti dedicati ai dischi, come Unieuro o MediaWorld dovrebbero tornare operative a giugno. A data da destinarsi, invece, i grandi centri commerciali perché sono luoghi dove facilmente si verificano gli assembramenti. Molti direttori, che abbiamo sentito in questi giorni, ritengono che al momento non ci sono le condizioni, anche in previsione di una maggiore affluenza il sabato e la domenica”.

Si è già pensato a valide alternative come, ad esempio, l’instore digitale sia con l’ultimo album di Ghemon “Scritto nelle stelle” (al secondo posto nella classifica Fimi degli album e al primo in quella dei vinili) che con il libro di Benji e Fede “Naked”. Con un link previo acquisto del disco fisico si può incontrare l’artista in chat per chiacchierare con lui e fare un selfie dallo schermo. Di certo, al momento e nel prossimo futuro, non è pensabile ad un incontro con l’artista come lo si concepiva in passato. “I centri commerciali al momento, da quello che sentiamo dire saranno gli ultimi ad aprire – spiega Ferrante – perché sono i luoghi che generano assembramento. Molti direttori ci confermano che resteranno chiusi. Catene come Feltrinelli e Mondadori escludono di fare instore anche perché non ci si può abbracciare, toccare, né stringere la mano. Va rivista la modalità di tutte le iniziative che coinvolgono l’artista, dal punto di vista legale e con una precisa disposizione governativa, che non c’è”.

Intanto la promozione discografica sta cambiando passo. “È già rivoluzionato con le dirette instagram e un altro linguaggio: è cambiato il modo di comunicare e promuoversi. Prima sui social era un ‘esisto e ci sono’, adesso è ‘esisto, ci sono e quindi interagisco con te’. L’interazione tra artista e fan è un concetto esistenziale nel concetto ampio di promozione, tranne ovviamente in casi come Liberato e thaSupreme che del mistero fanno la loro cifra artistica”. Sul Web le cose vanno tutto sommato bene “se si considerano le impennate dei contenuti per bambini su YouTube e il player delle canzoni dedicate solo ai più piccoli. – conclude Ferrante – Vanno altrettanto bene in streaming gli ascolti dei dischi di catalogo, cioè del passato”. Insomma l’ascolto collettivo in casa ha portato la famiglia verso un compromesso tra “lui” e “lei”, che si ritrovano assieme e valutano cosa vogliono ascoltare. Non c’è più l’ascolto di Spotify “one to one”, solo su mezzi pubblici e negli spostamenti, adesso ci sono playlist con catalogo e tante canzoni destinate ad un ascolto collettivo e condiviso.

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