A fare quella che ci tiene a definire per ora solo "un’ipotesi da dimostrare" è Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ne parlato in un’audizione alla Commissione Sanità del Senato.
Non si arresta il lavoro dei ricercatori nei laboratori di tutto il mondo. Sono state identificate 14 mutazioni nella proteina Spike, con la quale il nuovo coronavirus aggredisce le cellule umane. Tra le mutazioni, una è diventata dominante, è partita dall’Europa ed è la stessa identificata in Italia tra febbraio e marzo, dall’ospedale Sacco di Milano. Il risultato, che registra le mutazioni che normalmente avvengono in un virus come il Sars Cov 2, è utile per progettare farmaci e vaccini. La ricerca, pubblicata sul sito bioRxiv, è dei Laboratori Nazionali di Los Alamos degli Stati Uniti e della Duke University.
Ma proprio il mutare potrebbe aver reso Sars Cov 2 meno forte. Il coronavirus starebbe perdendo potenza “principalmente per effetto del lockdown, del distanziamento sociale e dell’uso dei dispositivi di protezione”, e forse anche per delle mutazioni transitorie, che magari non gli servono ma su cui agisce la selezione, rendendolo meno contagioso. A fare quella che ci tiene a definire per ora solo “un’ipotesi da dimostrare” è Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ne parlato in un’audizione alla Commissione Sanità del Senato.
“Quelle che si stanno facendo nei modelli elaborati da vari gruppi di ricercatori in questi giorni sono tutte ipotesi, perché mancano le prove di patogenicità in laboratorio su cellule e virus“, precisa all’Ansa Ciccozzi. Detto questo, “un dato che stiamo riscontrando è che il virus sta perdendo potenza prima di tutto per effetto del lockdown, e poi, forse, perché muta. Si tratta di mutazioni transitorie, che durano qualche settimana per poi magari sparire, e che non gli servono. Ma si tratta di mutazioni su cui l’evoluzione può agire, rendendo il virus meno contagioso”. Che il virus stia perdendo forza lo si vede, secondo Ciccozzi, “dal fatto che la sua circolazione è calata, e ciò potrebbe essere l’effetto di queste mutazioni. Ma lo ripeto, anche questa è un’ipotesi che va dimostrata“.
Tra le mutazioni individuate dai ricercatori Usa c’è D614G, che è diventata dominante. Ha iniziato a diffondersi in Europa all’inizio di febbraio e una volta entrata in nuove aree, è diventata dominante, dimostrando di essere più vantaggiosa per il virus rispetto al ceppo originario di Wuhan. Potrebbe essere stata questa mutazione, ipotizzano i ricercatori, a rendere più rapida la diffusione del virus nel mondo e sarebbe “rischioso ignorare questi cambiamenti nel virus – dicono gli studiosi – che potrebbero limitare l’efficacia dei primi vaccini che arriveranno”. Il dato sicuro, afferma Gianguglielmo Zehender, uno dei ricercatori dell’ospedale Sacco di Milano, che hanno sequenziato il genoma del virus in Italia, “è che questa mutazione D614G è presente nel ceppo del virus più diffuso in Europa e in Italia. Ma se sia stata lei la colpevole della maggiore diffusione del Covid-19 ancora non lo si può dire, perché manca la dimostrazione scientifica. Indubbiamente, se un ceppo virale si afferma e diventa dominante in Europa, ha poi la strada spianata per diffondersi e raggiungere il resto del mondo”. Non lo stupisce dunque che ci siano “meno ceppi cinesi circolanti. In ogni caso – conclude – il virus Sars Cov 2, come tutti i virus a Rna, muta. Gli effetti di queste mutazioni vanno ancora dimostrati”.