Politica

Giustizia, da centrodestra mozione di sfiducia a Bonafede in Senato. Salvini: “Conto nell’appoggio di qualcuno in maggioranza”

Opposizione unita e compatta contro il Guardasigilli dopo le polemiche sui domiciliari ai mafiosi e la polemica col pm antimafia: la data potrebbe essere quella del 13 maggio. Dal leader della Lega messaggio a Renzi

Oltre alle polemiche dei giorni scorsi, la vicenda della scarcerazione dei boss di mafia e lo scontro tra il pm Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulla mancata nomina del magistrato al vertice del Dap hanno prodotto un primo, vero effetto politico. Il centrodestra, infatti, ha presentato una mozione di sfiducia individuale al Guardasigilli al Senato, dove i numeri della maggioranza sono molto risicati. Ad annunciare il provvedimento di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia è stato il leader del Carroccio Matteo Salvini. La data da segnare sul calendario è quella del 13 maggio: Bonafede sarà nell’Aula della Camera e dovrà far sapere ad horas a palazzo Madama se verrà per una informativa sulla vicenda carceri o per l’esame della mozione di sfiducia. Da sottolineare il fatto che anche i berlusconiani hanno firmato il documento, in controtendenza rispetto al passato, quando i forzisti hanno sempre rifiutato di presentare o cofirmare azioni nei confronti di singoli ministri.

Anche per questo motivo si spiega la soddisfazione di Salvini, che ha sottolineato più volte la compattezza di tutto il centrodestra, auspicando anche l’appoggio di una parte del governo. “Conto che anche dentro la maggioranza ci sia qualcuno che si sta ponendo le stesse domande – ha detto – Perché non è una questione di destra o di sinistra: sono usciti dei delinquenti che dovrebbero stare in carcere a vita senza una motivazione plausibile e altri ne usciranno. Sono contento che si offra agli italiani la possibilità di andare oltre perché si è portata fin troppa pazienza”. Chiaro il riferimento-appello a Italia Viva, con i renziani che sempre più spesso agiscono da opposizione interna all’esecutivo, come emerso nelle ultime ore con la minaccia di dimissioni da parte della ministra renziana Bellanova per la questione della regolarizzazione dei braccianti irregolari (strappo che però pare stia per essere ricucito anche in vista dell’incontro pomeridiano tra il premier Conte e la delegazione di Italia Viva).

Al netto degli equilibri parlamentari, restano le parole dei rappresentanti del centrodestra. “Dopo i 1000 errori fatti, dalle rivolte nelle carceri, all’uscita dei boss mafiosi, ergastolani, delinquenti, spacciatori, assassini, ancora oggi il ministro ha detto ‘non è colpa mia, non è colpa del governo’, a me non interessa” ha ribadito Salvini, che poi è tornato sullo scontro tra Bonafede e Nino Di Matteo. Per il leader della Lega bisogna chiarire “sulle nomine, su cos’è accaduto, su pressioni o omissioni. Io non so se abbia ragione il giudice Di Matteo o il ministro Bonafede – ha spiegato – entrambi non possono aver ragione. Se ha torto un magistrato, è grave. Se ha torto il ministro, è doppiamente grave. Questa – ha aggiunto – è solo l’ultima di una serie di inadeguatezze, di incapacità, di oltraggi a decenni di lotta alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta che non possono essere ulteriormente tollerate anche per rispetto di chi lavora nelle carceri. Non basta la dimissione tardata e forzata del capo dell’amministrazione penitenziaria – ha ribadito – Non è un attacco a una persona: un ministero così importante deve preoccuparsi che durante il Covid i mafiosi stiano in galera e non che escano di galera. Anche perché più di un giudice mi ha detto: ‘Che rischio hanno di ammalarsi se sono in isolamento e al 41 bis?'”.

Sulla stessa linea Giulia Bongiorno, responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega: “La marcia indietro sulle scarcerazioni è solo l’ennesima dimostrazione della inadeguatezza di Bonafede che giustifica il nuovo provvedimento con la fine dell’emergenza coronavirus. Resta da chiedersi – ha detto – Se ci fosse una nuova ondata di contagi in autunno cosa accadrebbe? Il ministro – ha aggiunto Bongiorno – non ha mai affrontato le problematiche del sistema penitenziario. Nelle carceri vige un’illegalità consentita – ha concluso – Nello stesso momento in cui lo Stato vieta gli assembramenti, impone che nelle sue strutture, all’interno di ogni cella, restino confinati cinque o più detenuti“.